Vettio Valente, Sesto Empirico

Vettio Valente
Di epoca incerta, ma probabilmente contemporanee alla Tetrabiblos di Tolomeo, sono le Antologie di Vettio Valente, in nove libri, che costituiscono il compendio più completo e affidabile delle dottrine astrologiche antiche, a partire dall’età ellenistica.

Secondo una controversa ricostruzione biografica, Vettio Valente sarebbe stato un astrologo professionista, nativo di Antiochia ma attivo ad Alessandria d’Egitto, che nella sua opera discusse le teorie astrologiche a lui precedenti e trattò, alla maniera dei medici, alcuni casi ritenuti esemplari che aveva incontrato durante la sua professione. Il particolare pregio dell’opera di Vettio Valente risiede nel fatto che egli, con meticolosa precisione e dopo un’accurata indagine, espone una per una le dottrine astrologiche “degli antichi”, poi riporta l’interpretazione datane dai suoi predecessori e infine integra il tutto con le sue personali osservazioni, che appaiono arricchite dalla discussione di oroscopi veri, fatti a persone reali, dei quali si misura l’esattezza sul vissuto di quelle stesse persone.

Le gravi incertezze della trasmissione manoscritta – che colpisce, come è intuibile, soprattutto le cifre e i simboli usati per indicare le previsioni astrologiche – rendono l’opera di Vettio Valente di difficilissima interpretazione: ma non valgono a diminuirne l’importanza. In effetti, oltre che per il suo valore erudito, l’opera si raccomanda anche per la sua tendenza a riflettere la pratica astrologica del tempo. Secondo una suggestiva semplificazione, se la Tetrabiblos di Tolomeo mostra l’aspetto filosofico e scientifico dell’astrologia, le Antologie di Vettio Valente ne rispecchiano il versante empirico. 

Sesto Empirico
Mezzo secolo dopo Tolomeo e Vettio Valente, Sesto empirico, medico e filosofo, scrisse un’opera polemica, intitolata Contro gli Astrologi, che costituisce il libro V della sua opera Contro i Matematici.

Come sarebbe accaduto anche ai Padri della Chiesa, ansiosi di confutare le eresie del paganesimo, anche Sesto Empirico, nel momento in cui prova a confutare le dottrine astrologiche, è costretto, preliminarmente, a darne un’accurata esposizione, garantendone paradossalmente la sopravvivenza. Per una sorta di nemesi, benché Sesto Empirico non avesse alcuna intenzione di comporre uno scritto astrologico, la sua opera riveste per gli studiosi dell’astrologia greco-romana un’importanza fondamentale, sia come fonte per numerosi testi che sono giunti all’età moderna solo in frammenti, sia come ausilio esegetico per la comprensione di teorie particolarmente astruse.

Una fra le obiezioni più forti mosse da Sesto Empirico contro l’astrologia riguarda l’impossibilità di precisare il momento esatto della nascita o del concepimento, necessario a determinare l’oroscopo: sia perché, da una parte, è materialmente impossibile individuare l’esatta corrispondenza fra il parto o il concepimento e, nel contempo, la posizione degli astri; sia perché né il parto, né tantomeno il concepimento sono atti istantanei. 

Probabilmente all’epoca di Sesto Empirico si collocano anche i sei libri di Apotelesmatica, composti in esametri greci da un certo Manetone. L’opera, che attende di essere compiutamente studiata ed edita scientificamente, presenta numerosi motivi di interesse dal punto di vista letterario; ma, dal punto di vista astrologico, altro non è che la compilazione di un trattato pseudoepigrafo, che avrebbe rispecchiato gli autentici insegnamenti di Hermes, Asclepio e Petosiris. Sospetto è persino il nome di Manetone, omonimo di un contemporaneo dei primi sovrani Lagidi, vissuto nel III sec. a.C., che aveva composto un’opera erudita sull’Egitto antico.