Firmico Materno

L’ultima significativa opera di argomento astrologico che l’antichità ci ha lasciato sono i Matheseos libri VIII di Firmico Materno, vissuto nel IV sec. d.C. sotto l’imperatore Costantino e noto anche come apologeta cristiano.

L’opera, che ha principalmente valore documentario, consiste in una amplissima disamina della dottrina astrologica più antica, raccolta dalle fonti più svariate e senza troppo acume critico, se è vero che l’autore dichiara con vanto, nel proemio del IV libro, di «aver trascritto con cura tutto quello che Mercurio e Anubi avevano trasmesso a Esculapio, che Petosiri e Nechepso avevano spiegato e che Abramo, Orfeo e Critodemo avevano pubblicato insieme a tutti gli altri esperti di quest’arte».

Questa stravagante compilazione, del tutto indipendente dalla Tetrabiblos di Tolomeo, attinge invece a piene mani da Manilio e da altri scritti anteriori: possiede perciò un alto valore documentario, data la sua apparente trasparenza nel riportare il contenuto delle fonti. Rispetto al resto dell’opera, molto tecnica e scritta in uno stile arido, il primo libro si distingue invece in maniera netta: perché ospita una appassionata difesa dell’astrologia che, ai tempi dell’autore, nonostante fosse ritenuta incompatibile con la religione cristiana, veniva ampiamente praticata. Secondo Firmico Materno l’astrologia, qualora sia esercitata da uomini puri e nobili, è una disciplina utile e raccomandabile, perché permette all’anima di entrare in contatto con Dio.