Toro, Gemelli

Toro
Rispetto all’animale reale, il cui aspetto è simbolo di virilità, il segno del Toro è contraddistinto da una ambiguità sorprendente. La ragione di questo fatto è astronomica, come suggerisce argutamente il poeta Ovidio: «Se sia una vacca o un toro, non è facile dirlo: la parte anteriore è visibile, ma la posteriore è nascosta» (Fasti, 4.717-18); ossia, in altre parole, la costellazione non consente di appurare il sesso dell’animale. Probabilmente per influsso di alcune tradizioni orientali, gli astrologi lo classificavano fra i segni femminili; mentre poeti e mitografi riflettono nelle loro storie questa ambivalenza, attribuendo al Toro ora un’origine maschile ora un’origine femminile.

Secondo la tradizione più diffusa, tuttavia, la costellazione del Toro sarebbe stata originata dal catasterismo del toro nel quale Zeus si era trasformato per sedurre Europa, sorella di Cadmo: e a imperitura memoria di quell’evento, Zeus avrebbe mutato quel toro bianco in costellazione. Secondo un’altra versione, il Toro sarebbe nato dal catasterismo di Io, la fanciulla argiva amata da Zeus e tramutata in vacca dalla gelosia di Era. Secondo gli astrologi, il Toro era il domicilio astrale di Venere e il luogo di esaltazione della Luna: entrambe divinità femminili, legate alla fecondità. Il Toro era rappresentato enorme, ma troncato a metà, con la parte posteriore invisibile, le zampe piegate nella corsa e le corna puntate in direzione dei Gemelli; inoltre, per uno strano effetto ottico, si diceva che procedesse all’indietro. I nati sotto il segno del Toro erano, secondo Manilio, soggetti per natura all’ambiguità sessuale e a preferire una condotta di vita moralmente discutibile.

Gemelli 
Di tutti i segni zodiacali, quello dei Gemelli è per i Greci e i Romani uno fra i più controversi, tante sono state le identificazioni proposte: i Dioscuri, Apollo ed Eracle, Apollo e Dioniso, Eracle e Teseo, Anfione e Zeto e molte altre ancora. L’opinione più diffusa è però quella che vedeva nel segno i Dioscuri, Polluce e Castore, figli di Leda e Zeus il primo, di Leda e Tindaro, re di Sparta, il secondo. Fra le prerogative dei Dioscuri c’erano l’atletica e la navigazione, delle quali erano considerati numi tutelari; ma l’origine del loro catasterismo era dovuta, secondo la leggenda, sia alla loro origine divina, sia alla loro amicizia. Morto Castore per mano di Linceo, Polluce ottenne da Zeus di dividere con il fratello la propria immortalità: e per questa straordinaria forma di amore fraterno i due furono mutati nella costellazione dei Gemelli e le due stelle più luminose conservano i loro nomi, Castore e Polluce, appunto.

Discussa era anche la rappresentazione del segno zodiacale: i Gemelli erano raffigurati sia in posizione eretta, sia seduti, talora con i piedi rivolti in avanti, quasi a richiamare il particolare astronomico del rallentamento della marcia del sole durante il solstizio d’estate. In mano potevano portare vari oggetti: la lira, indicante l’amore per la musica (ma tale attributo sembra convenire maggiormente ad Anfione…), una freccia, segno della loro passione per la caccia, e una clava (attributo questo tipico di Ercole) oppure un falcetto, simbolo della mietitura estiva. Secondo il poeta Manilio il segno dei Gemelli dava i natali a musicisti piuttosto pigri, che preferivano la lira alla tromba di guerra, oppure a scienziati, astronomi o matematici.