La nascita dell'astrologia scientifica

In epoca rinascimentale, senza entrare nel merito dei differenti sistemi cosmologici allora in conflitto (tolemaico, copernicano, kepleriano, ticoniano), i cultori dell’astrologia inseguono l’esigenza, resa pressante dalla crescente forza della polemica antiastrologica contemporanea, di una maggiore scientificità della disciplina (nella doppia direzione di rafforzamento del suo statuto epistemologico e di maggior certezza della capacità previsionale). Ciò può avvenire innanzitutto grazie ad un ritorno alla genuina astrologia tolemaica, di stampo matematico e calcolatorio, e quindi al rifiuto di alcune metodiche previsionali di matrice araba (ad esempio la pratica delle elezioni e delle interrogazioni). Per gli astrologi del Cinquecento, si tratta in sostanza di redigere delle attendibili Effemeridi (da ephemeros "giornaliero", tabelle che contengono dati su proporzioni e grandezze astronomiche variabili calcolate in un determinato intervallo cronologico) da affidare alla competenza divinatoria del singolo astrologo o medico.

Alcuni autori come Luca Gaurico (1476-1558), Gerolamo Cardano (1501-1576), e Francesco Giuntini (1522-1590), si concentreranno sul tema delle natività, analizzando una casistica effettiva di oroscopi e geniture, alla ricerca di una conferma empirica di leggi esplicative e previsionali universalmente valide. Gaurico, matematico e astrologo, è noto come autore di previsioni astrologiche (Ephemeridi, ed. 1533) e soprattutto di una spassionata Oratio de laudibus astrologiae (in Sphaerae tractatus, ed. 1531). Il matematico, medico e astrologo Cardano è autore del De duodecim geniturarum, commento astrologico a dodici nascite illustri, (ed. 1578 insieme ad un commento De astrorum iudiciis di Tolomeo, oppure tomo V, libro VIII dell’opera omnia di Cardano, ed. 1663) che comprendono quella di Edoardo VI re d’Inghilterra, di Erasmo da Rotterdam e la determinazione del tema natale dell’autore stesso. Giuntini invece, teologo di formazione, è autore di un corposo Speculum astrologie (ed. 1573), forse il manuale astrologico più esaustivo composto nel XVI secolo, nonché, come lo stesso Gaurico, di un trattato sui giorni critici che si ricollega ad una tradizione medico-astrologica più specialistica ed anch’essa di origine molto antica.

Secondo la teoria dei dies critici, nel corso della malattia ogni singolo umore corporeo interagisce con gli altri in modi e tempi diversi, assecondando le fasi lunari ed il moto del sole. I vari tipi di febbre potranno così essere suddivisi in febbre effimera, ethica, quotidiana, terzana, quartana, continua, ecc. tenendo presente la distinzione di fondo secondo la quale le febbri acute sono governate dalla luna mentre quelle croniche dal sole. Complessi calcoli permettono di comprendere queste interazioni tra umori sino a determinare delle serie numeriche di giorni critici (il 7°, il 14°, il 20°…) e di giorni indicativi che queste crisi preannunciano (il 4°, 11° e 17°…), dove per crisi si intende il momento decisivo di un decorso patologico, dal quale il medico riesce a comprendere se la malattia sarà passibile di guarigione oppure se la crisi condurrà alla morte del malato.

L’estrema complessità della questione è dovuta allo scarto, calcolato astronomicamente, tra la durata del mese lunare e del mese calcolato in accordo all’anno solare. L’elenco di coloro che si sono occupati di questo spinoso tema (o degli autori a cui sono stati attribuiti trattati sull’argomento di incerta paternità) è sterminato: oltre ad Ippocrate e Galeno, esso include significatamente pressochè tutti i più grandi medici, filosofi e astrologi arabi ed ebraici le cui opere vennero tradotte in latino a partire dal XII secolo (da Razis ad Avicenna e Averroè, da Alkindi e Albumasar ad Ysaac Israeli e Abraham Ibn Ezra), oltre che i più famosi medici latini medievali che più insistettero sulla necessità della conoscenza astrologica per il medico, come ad esempio fece Pietro d’Abano (1257-1315) nelle sue opere mediche e astronomico-astrologiche.

Nel Trecento Nicole Oresme, nel contesto di una serrata critica all’ “astrologia divinatrice” si dimostra fermamente contrario anche alla causalità astrologica dei giorni critici (nella Questio contra divinatores horoscopios), primo di una lunga serie di oppositori a questa teoria che nei secoli successivi include nomi importantissimi: da Pico della Mirandola e Giovanni Mainardi a Girolamo Fracastoro, che correda la sua trattazione astronomica Homocentrica con un trattato dedicato a investigare le cause dei giorni critici, De causis criticorum dierum (ed. 1538, oppure Opera omnia, ed. 1574). La connessione tra giorni critici e astrologia, ben lungi dall’essere negata, è però ribadita da tantissimi altri autori: nel Super diebus decretoriis (ed. 1546) per esempio, il già citato Gaurico si scaglia contro l’interpretazione causale dei giorni critici data da Fracastoro. Tra i tanti altri esempi di trattati sulla questione che potremmo addurre, rientrano anche il De astrologica ratione ac usu dierum criticorum di Giovanni Antonio Magini (ed. 1607), le Deliberazioni astronomiche perpetue nel trovar con vero modo li giorni critici nell’infirmitadi humane composte da Francesco Maria Manenti (ed. 1642) ed il De diebus criticis di Andrea Argoli (ed. 1651).