Cancro, Leone, Vergine

Cancro
Mentre Eracle, nella palude di Lerna, combatteva contro l’idra, un mostruoso drago dalle cento fauci che esalavano un alito pestilenziale e omicida, Era inviò un grosso granchio, che ferì l’eroe al tallone prima di essere da lui schiacciato. Per ringraziarlo dell’aiuto prestatole contro l’odiatissimo Eracle, Era trasformò quel granchio nella costellazione del Cancro. Sul suo carapace, separate dalla linea dell’ equatore celeste, brillano le due stelle dell’Asino australe e dell’Asino boreale: che secondo i mitografi erano stati catasterizzati perché con i loro ragli avevano confuso i Giganti nella battaglia contro gli dèi. Se l’origine del segno è, secondo i mitografi, univoca, risulta assai più difficile comprendere da dove sia venuto ai Greci questo tipo zodiacale: una spiegazione, tarda e razionalistica – si trova in Macrobio – pretendeva che il sole, giunto al tropico, ritornasse indietro, imitando il movimento del granchio. Sotto il segno del cancro nascevano, secondo Manilio, speculatori e avidi mercanti, che inviavano le loro navi da un parte all’altra del mondo: la connessione, piuttosto labile, era data dall’elemento marino, in cui vivono i granchi e sul quale si muovono le navi.

Leone
Secondo i mitografi e i poeti greci, il Leone zodiacale era il leone nemeo: la belva che Eracle aveva strozzato, oppure, ucciso con un colpo di clava, a Nemea, in Argolide, durante una delle sue celeberrime fatiche. Anche in questo caso, come nel caso del Cancro, il catasterismo fu voluto da Era, per celebrare il tentativo (fallito) di uccidere Eracle. Rispetto al Toro, di cui viene rappresentata solo la parte anteriore, il Leone è invece raffigurato per intero: appare di profilo, mentre incede fieramente, procedendo verso il segno del Cancro o, secondo altri, in direzione della Vergine, con le zampe sull’eclittica. Secondo gli astrologi greci – la cui interpretazione del segno ci è tramandata dagli scolii ad Arato il Leone aveva all’altezza del cuore la stella del Regolo, che per la sua luminosità era annoverata fra le "stelle regali"; e sotto il suo segno nascevano sovrani, monarchi e grandi condottieri. Più modestamente, Manilio poneva sotto il segno del Leone i cacciatori, gente schietta e di indole semplice.

Vergine 
La Vergine è raffigurata come una giovane donna alata, di aspetto ieratico, distesa sul cerchio zodiacale con la testa protesa in avanti. La presenza di questa fanciulla fra i segni zodiacali stimolò moltissimo la fantasia di poeti e mitografi, che individuarono nella sua figura ora la dea della Giustizia (Astrea o Dike, figlia di Zeus ed esule volontaria dalla Terra), ora Demetra, dea delle messi, ora la Fortuna; oppure ancora una divinità orientale (Iside o Astarte), oppure ancora Erigone, la sfortunata figlia di Icario. Fra tutte, le interpretazioni più diffuse del segno furono quella che identificava la Vergine con Astrea, perché permetteva di paragonare la malizia del mondo presente all’età dell’oro; e, per motivi astrologici, quella di Erigone, perché coinvolgeva altri personaggi, tutti trasformati in astri: Icario (Arturo) e il cane Mera (Sirio). Secondo Manilio, la Vergine è Erigone: ma nella sua interpretazione del segno svaniscono tutti i riferimenti a quella leggenda ed Erigone diventa una sorta di maestra del bello stile oratorio, che dà i natali a uomini sapienti e maestri di stile, abilissimi a scrivere ma estremamente timidi. Secondo l’interpretazione tradizionale, nel segno della Vergine si distinguono due stelle particolarmente importanti: la Spiga, simbolo dell’antico rapporto di questa figura zodiacale con la mietitura (e in alcune raffigurazioni la Vergine porta nella mano sinistra proprio una spiga); e il Vendemmiatore (o vendemmiatrice), probabile riferimento al mito bacchico di Erigone.