Keplero e le due astrologie

La risposta la diede Johannes Kepler (1571–1630) nell’opera Tertius interveniens (1610), paragonando l’astrologo a un contadino: colui che lavora la terra non si chiede come arrivino l’estate o l’inverno, ma gli basta sapere che arrivano e in base a questo si regola. Alla tavola del dubbio se fossero i cieli o la Terra a muoversi, dunque, l’astrologo di fatto non sedeva. Si sa del fascino che l’astrologia esercitò sulle ricerche di Keplero e sul “peso” che esercitò nell’economia complessiva del suo pensiero cosmologico.

Quando pubblicò, nel 1596, il Mysterum cosmographicum, non aveva letto Euclide, aveva scarse conoscenze matematiche e in compenso si dilettava di astrologia. Nell’opera Keplero distingueva fra l’astrologia superstiziosa e l’astrologia vera, o scientifica, basata sull’esperienza. Pochi anni dopo, nel De fundamentis astrologiae certioribus, riconosceva la dignità dell’astrologia competente e allontanava da sé il rischio di essere confuso con un volgare ciarlatano di piazza. In altri termini, non si dava la possibilità di un’astrologia popolare o divulgativa: basata su un’attenta osservazione dei cieli, la dottrina astrologica era esercizio per dotti e non poteva essere compresa da chiunque si improvvisasse lettore dei cieli e interprete delle costellazioni o del passaggio di una cometa.

L’attenzione all’esperienza e all’osservazione anticiparono la successiva formazione astronomica e matematica di Keplero, che a partire dall’Astronomia Nova (1609), pubblicata dopo sei anni di ininterrotto lavoro, formulò le tre celebri leggi planetarie, prima limitandole a Marte (di cui tentò, a lungo, di mantenere l’orbita circolare) e poi estendendole a tutti i pianeti del sistema solare. Purtuttavia, il carattere matematico delle leggi di Keplero emerse all’interno di un contesto culturale fortemente connotato in senso pitagorico e neoplatonico.

Keplero aveva studiato a lungo le osservazioni e i calcoli del danese Tycho Brahe (1546-1601). Brahe fu senza dubbio uno dei maggiori astronomi della seconda metà del Cinquecento. Quando pubblicò il suo De stella nova (1573), descrisse l’osservazione, compiuta un anno prima, di un nuovo corpo luminoso nella costellazione di Cassiopea. La nuova stella seguiva di nove anni la congiunzione di Saturno e Giove e anticipava di cinque anni il passaggio di una cometa. Che cosa mai doveva accadere? Secondo Brahe una nuova età di pace e ricchezza avrebbe avuto inizio in Russia nei primi anni del secolo successivo, secondo Keplero una guerra e una carestia avrebbero afflitto la popolazione turca. Noi, invece, ci accontentiamo di sapere che una nuova epoca cominciò davvero. Era quella della rivoluzione scientifica.