Origene

Come Clemente Alessandrino, anche Origene considera l’astronomia una disciplina preparatoria, ma non alla filosofia, bensì all’esegesi delle Scritture. La sua competenza scientifica è in parte di prima mano, il che rappresenta un fatto singolare nella Chiesa primitiva: egli si intende di meteorologia, comete, pianeti, stelle. Molta parte della visione cosmologica origeniana è esposta nel corso delle discussioni dottrinali o dell’esegesi scritturale. Ad esempio, la superiorità del sole sugli altri corpi celesti illustra il posto del Logos nel mondo spirituale: la luna che riflette la luce del sole alluderebbe metaforicamente alla relazione tra Chiesa e Cristo. Le nozioni astronomiche servono anche a mostrare la necessità di un’interpretazione allegorica laddove il senso letterale è insostenibile: le stelle non possono cadere dal cielo sulla terra, come si legge in Matteo 24, 29, perché sono più grandi di essa.

Origene conosce termini astrologici come zodiaco, grado, congiuntura, meridiano; comprende l’importanza dell’orizzonte occidentale nel calcolare l’oroscopo e l’influsso benefico dei pianeti contro il malocchio. Il teologo alessandrino avversa la religione degli astri: questi sono solo delle creature e hanno un corpo, non sono puro spirito, anzi sono esseri razionali caduti nel peccato, proprio come gli uomini. Si oppone alla credenza nell’influsso delle stelle sulle vicende umane, perché così si elimina il libero arbitrio: esse non causano gli eventi, ma possono semmai fornire presagi del futuro. L’astrologia è definita opera del demonio. Non ci sarebbe merito o demerito nelle azioni degli uomini e anche la Redenzione sarebbe svuotata di significato. Origene lamenta che molti Cristiani consultano astrologi abitualmente: anch’egli è convinto che stelle e costellazioni possano fornire segni premonitori di eventi futuri, ma non che siano in grado di causarli. Tutto in questo mondo è riconducibile al libero arbitrio e alla divina Provvidenza, non al Fato. Inoltre, egli non esclude che le fasi della luna possano rientrare nell’influsso malvagio dei demoni.

Nel trattato Contro le eresie (4, 5), l’astrologia è sottoposta a una puntuale critica: a partire da quale momento della vita umana si deve trarre l’oroscopo? Dall’inseminazione o dal concepimento oppure dal parto? Basta la prima inoculazione del seme? Quanto tempo ci vuole da questa fase al concepimento? Bisogna cominciare dall’attimo in cui esce la prima parte del neonato o aspettare che esso venga per intero alla luce? Né lo spazio di tempo necessario perché si compia il parto è il medesimo per tutti, come sanno le levatrici. È evidente che la congiuntura astrale varia se si prende in considerazione un istante o un altro. Inoltre, molti uomini nel mondo nascono alla stessa ora, ma vanno incontro a destini diversi. Infine, è ridicolo associare alla costellazione sotto cui si nasce un particolare fato: chi nasce sotto il segno del Sagittario è destinato a morire sgozzato? Gli innumerevoli Persiani sgozzati a Maratona non furono generati certo tutti nello stesso periodo dell’anno. Chi nasce sotto il segno dell’Acquario perisce in un naufragio? Tanti eroi greci morirono per mare al ritorno da Troia ed è improbabile che persone di età differenti siano venute al mondo tutte sotto la stessa costellazione.

Nel Commento alla Genesi, riguardo al versetto 1, 14, Origene lamenta che molti Cristiani condividano la superstizione secondo cui il destino di tutte le creature è regolato dalle costellazioni dello Zodiaco: il libero arbitrio, di conseguenza, sarebbe completamente annullato. Inoltre, la conclamata giustizia divina risulterebbe vana, perché il premio dei pii o il castigo dei malvagi non dipenderebbe dalla volontà dell’uomo. Anzi perfino la venuta di Cristo, la Legge mosaica e le predizioni dei profeti sarebbero riconducibili alla disposizione degli astri, non a Dio Padre. L’uomo che cede agli impulsi del peccato sarebbe esente da colpa, perché la responsabilità ricadrebbe su Dio, se avesse disposto l’universo secondo queste leggi.

Nel Commento a Matteo, Origene scrive che chi attacca la veridicità del resoconto scritturale pone l’accento sul fatto che nessuna cronaca registra l’eclissi di sole di cui parla l’evangelista (27, 45). Inoltre, è impossibile che nel tempo della Passione di Gesù, durante il periodo di Pasqua, in coincidenza con un novilunio, si sia verificata un’interposizione della luna, cioè la causa naturale dell’eclissi solare. I credenti, che non si arrendono agli argomenti di chi vuole screditare il testo sacro, rispondono che si tratta appunto di un miracolo, che quindi va oltre le leggi naturali. Origene, tuttavia, nota che nessuno degli evangelisti, né Matteo né Marco né Luca, fa menzione esplicita di un’eclissi, ma tutti riportano soltanto che calarono le tenebre e il sole si oscurò. Inoltre, quando si legge che questi fenomeni ebbero luogo in tutta la terra, essi alludono in realtà alla sola Giudea ed è per tale ragione che le storie profane non accennano a questi eventi, forse ascrivibili, a detta di Origene, alla presenza di nubi dense che hanno impedito ai raggi del sole di illuminare il globo terrestre.