Salvatore Sarpo
Valutazione dell’effetto antropico sulle caratteristiche del suolo

L’agricoltura è l’arte di coltivare il suolo allo scopo di ottenere prodotti utili all’alimentazione dell’uomo e degli animali, e di materie prime importanti per le industrie. L’agricoltura include anche l’allevamento del bestiame e la selvicoltura. Lo studio dell’agricoltura si divide in tre filoni di ricerca:

1) condizioni dell’ambiente fisico che influiscono sulla produzione vegetale e animale, comprende l’agronomia, la zootecnia e la selvicoltura;

2) la finalità e le caratteristiche degli uomini operanti in agricoltura;

3) le azioni degli uomini operatori e degli organi dello stato.

L’agricoltura può essere divisa in quattro stadi principali, ciascuno dei quali contrassegnato da profonde innovazioni tecniche:

1) sfruttamento del terreno fino al suo esaurimento mediante l’impiego di strumenti manuali. Le principali colture praticate sono: i cereali, le leguminose da granella, nelle zone temperate alcuni ortaggi e nelle zone tropicali il taro, manioca e igname.

2) incremento della popolazione, con conseguente necessità di provvedere al fabbisogno della popolazione, che porta all’intensificazione dell’agricoltura.

3) invenzione dell’aratro trainato da animali che determina una notevole riduzione del lavoro. Per evitare una forte perdita della fertilità si adotta il sistema dell’avvicendamento colturale discontinuo (una parte del terreno è coltivata e una parte è lasciata a riposo). Le arature permettono una buona mescolazione del terreno. Si diffondono il sovescio, la potatura e la propagazione vegetativa degli alberi da frutta.

4) dura tutt’ora ha inizio nel 18o secolo in connessione con le ricerche scientifiche.

Si perfezionano gli aratri tradizionali e se ne inventano nuovi tipi. Si intensifica la concimazione, dapprima utilizzando concimi naturali quali letame e guano, e in seguito con fertilizzanti chimici prodotti da imprese specializzate. Si diffonde la lotta contro il parassita delle piante e del bestiame. L’agricoltura costituisce un’interfaccia diretta tra l’ecosistema e la società. L’agricoltura è responsabile del 65% dei consumi idrici. Ciò nonostante solo il 45% dell’acqua irrigua viene effettivamente utilizzata dalle colture. La parte restante viene persa nel trasporto. Uno strumento di grande potenzialità per la domanda d'innovazione tecnologica dell'agricoltura è rappresentato dalla biotecnologia, la cui applicazione su scala globale non è tuttavia scevra di problemi, sia di carattere ambientale sia di tipo sociale ed economico. Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, non si hanno sufficienti certezze in materia di biosicurezza, in particolare per quanto concerne le piante transgeniche. Sul piano economico e sociale, i problemi derivano dal fatto che le risorse genetiche, che rappresentano le materie prime per molte applicazioni biotecnologiche, sono concentrate nei paesi in via di sviluppo, dove sono state conservate spesso dai coltivatori. Di contro, la conservazione ex situ e l'industria biotecnologica sono concentrate nei paesi sviluppati, che rappresentano i maggiori beneficiari di questo settore. Da un lato quindi l'agricoltura italiana si è integrata con altri settori formando un moderno sistema, dall'altro si è assistito a un processo di differenziazione tra una agricoltura più produttiva e intensiva, concentrata in aree limitate, e una agricoltura estensiva che riveste anche un ruolo ambientale, sociale, culturale. All'agricoltura intensiva si affianca dunque un'agricoltura che riveste soprattutto un ruolo economico e sociale su scala locale, ma che è anche in grado di fornire prodotti alimentari tipici e di qualità, servizi vendibili come il turismo rurale, servizi non vendibili come la protezione dell'ambiente e del paesaggio. Spesso se ex aree coltivate non sottoposte all'azione di manutenzione antropica sono soggette spesso a erosione e dissesto idrogeologico con perdita di risorse naturali come il suolo, del quale viene eroso lo strato fertile, o l'acqua, il cui deflusso non viene più regolato, o ancora come le risorse biologiche, nel caso di varietà vegetali e animali non più coltivate o allevate. Agricoltura biologica Metodo che si contrappone a quelli tradizionalmente impiegati nell'agricoltura intensiva, nell'intento di promuovere l'uso sostenibile delle risorse ambientali nel processo produttivo (suolo, acqua, biodiversità) e di produrre al contempo alimenti di qualità superiore, per il contenuto nutritivo di alcuni componenti (vitamine, sostanza secca, microelementi, zuccheri), per gli aspetti organolettici (serbevolezza), e per la maggiore salubrità (assenza di residui di fitofarmaci, basso contenuto di nitrati).1

Note

1. Treccani.it