Il Vesuvio è considerato oggi uno dei vulcani più pericolosi del mondo. Nel corso della sua storia ha dato vita a delle violente eruzioni che hanno causato migliaia di vittime. Queste eruzioni sono state intervallate da lunghi periodi di riposo durante i quali una rigogliosa vegetazione ha coperto i depositi vulcanici.
L’attività vulcanica è iniziata a partire da circa 25000 anni fa con eruzioni di bassa energia. La prima eruzione documentata è stata quella del 79 d.C. Questa eruzione è chiamata pliniana dai vulcanologi di tutto il mondo in onore dei due Plinio: Plinio il Giovane, che ha descritto l’eruzione nelle sue lettere indirizzate a Tacito e Plinio il vecchio, che ha osservato l’eruzione recandosi con la sua flotta nell’ area in eruzione. Un ‘ altra eruzione significativa è stata quella del 1631. Questa eruzione si verificò dopo un lungo periodo di riposo durato 500 anni. Tale eruzione causò oltre 4000 morti e arrecò ingenti danni all’area vesuviana. Come notiamo nel testo della lapide, posta a Portici dal vicerè Zunica, l’eruzione fu devastante, preceduta da lampi, fiamme, fumo e terremoti. Come si legge nel testo il vicerè esorta a scappare velocemente senza pensare alla casa e ai propri averi in quanto l’eruzione non lascia scampo. Egli fece scrivere l’epitaffio probabilmente per scagionare se stesso da possibili responsabilità.L’ultima eruzione del Vesuvio è stata quella del 1944, un’eruzione effusiva di energia medio-bassa avvenuta alla fine della seconda guerra mondiale e quindi ampiamente documentata . L’evento fu descritto da un testimone dell’eruzione, Norman Lewis agente dell’ Intelligence Service britannico. Come si evince dal brano, l’eruzione non destò particolare preoccupazione nei cittadini dell’area vesuviana. La lava scendeva a valle tranquillamente alla velocità di pochi km all’ora, i danni furono per lo più agli edifici e, gran parte della popolazione napoletana, osservava l’evento come uno spettacolo.
La zona rossa del Vesuvio
Attualmente il Vesuvio è rientrato in uno stato di riposo, caratterizzato da assenza di attività vulcanica in quanto il suo condotto è sigillato dal magma solidificato che ha alimentato l’ultima eruzione. Considerata la pericolosità, il Vesuvio è uno dei vulcani più sorvegliati del mondo ed è monitorato per controllare costantemente l’attività sismica, le variazioni del campo gravimetrico, la composizione dei gas emessi dalle fumarole e di quelli disciolti nelle acque di falda.
Per difendere gli abitanti dell'area vesuviana da una possibile eruzione, è stato redatto un piano nazionale di emergenza, prendendo come scenario di riferimento l'evento esplosivo del 1631. Tale piano, elaborato dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zona rossa, zona gialla e zona blu. E' importante considerare che l'eruzione del Vesuvio non sarà improvvisa, ma preceduta da una serie di fenomeni precursori, identificabili già diverso tempo prima in quanto monitorati dalla sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Ingv, che controlla lo stato del vulcano 24 ore su 24. Il piano nazionale di emergenza, sulla base dei fenomeni precursori attesi, individua quattro livelli di allerta : base, attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi operative successive, che definiscono i tempi degli interventi della protezione civile per mettere in sicurezza la popolazione dell’intero territorio interessato. L'11 gennaio 2013, la protezione civile ha diffuso la nuova perimetrazione della zona rossa, ridefinendola poi nel 2014.
Attualmente l’area interessata dal probabile evento comprende 25 comuni. Alle 18 municipalità della precedente zona rossa infatti, vengono aggiunti totalmente o parzialmente i comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, Scafati, Pomigliano d'Arco e parte di alcuni quartieri dell'area orientale di Napoli ( Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli), prima classificati in zona gialla