Luigi Palmieri, nato a Faicchio (Bn) il 21 Aprile nel 1807 e morto a Pompei il 9 Settembre 1896, fu un sismologo e vulcanologo di fama mondiale. Si laureò in Scienze fisiche e matematiche nel 1825 all’Università di Napoli e successivamente in filosofia. Nel corso della sua vita fu professore presso il Collegio Medico-Cerusico e presso il Collegio della Reale Marina. Nel 1847 fu nominato professore di Logica e Metafisica presso l’Università di Napoli. Nel 1860, gli fu assegnata la cattedra di Fisica Terrestre e Meteorologia. Fu direttore dell’Osservatorio Vesuviano dal 1855 al 1896.
Palmieri fu anche un eccelso inventore. Infatti, creò un elettrometro, adoperato per eseguire misure di elettricità atmosferica, premiato dall’Accademia delle Scienze di Lisbona nel 1855 e presentato alla Fiera internazionale della tecnica di Vienna nel 1874. Inoltre, nel 1856 dobbiamo a lui l’invenzione del primo sismografo elettromagnetico del mondo, che veniva adoperato per rilevare e registrare le scosse sismiche, in particolare serviva per registrare i terremoti precursori delle eruzioni del Vesuvio. Tale sismografo fu a quei tempi acquistato dal Governo giapponese, per l’Agenzia metereologica di Tokyo. Successivamente, nel 1874, ne realizzò uno da campagna mobile (più piccolo) che poteva essere trasportato per poter acquisire in loco i dati.
Attualmente entrambi i sismografi sono conservati presso la sede storica dell’Osservatorio Vesuviano. Il sismografo di Palmieri era costituito essenzialmente da 2 parti: la prima, su un unico basamento ligneo, comprendeva una serie di sismoscopi, alcuni dei quali molto semplici, che servivano a rilevare il movimento del suolo, individuando sia la componente orizzontale che quella verticale. La prima parte dello strumento era composta da: un orologio con la suoneria d'allarme che segnava il tempo d'inizio della registrazione del terremoto; un insieme di 4 tubi a "U" che indicavano la direzione e l'intensità del terremoto; un sismoscopio Cacciatore costituito da un pilastrino di marmo alla cui base c'era una cavità anulare colma di mercurio che si versava in pozzetti sottostanti, corrispondenti alla direzione dell'onda elastica. Palmieri vi aggiunse una molla che terminava con un conetto metallico, il quale, oscillando, toccava del mercurio, causando la chiusura del circuito elettrico del registratore. Altre due molle, con chiodi calamitati per attirare limatura di ferro, servivano per la rilevazione dei cosiddetti moti sussultori: una di queste molle spingendo un indice su una scala graduata, ne segnava anche l'intensità. La seconda parte dello strumento era costituita dall'apparato registratore: il terremoto veniva registrato come una successione di lineette blu e rosse su una strisciolina di carta del tipo di quella usata per le comunicazioni telegrafiche Morse; la lunghezza delle lineette marcava, in un certo modo, l'ampiezza dell'onda e poteva essere collegata all'energia e alla durata del terremoto che aveva prodotto la chiusura del circuito elettrico. Il registratore funzionava azionato da due elettrocalamite, una per i moti sussultori e una per quelli ondulatori, a destra delle quali si trovava la bobina della striscia di carta sulla quale erano registrate le scosse. La registrazione avveniva su un piccolo cilindro mediante una rotellina che segnava delle linee sulla carta o, in seguito, con una coppia di matite di diverso colore azionate da due bracci metallici. La striscia di carta scorreva a velocità costante grazie ad un orologio opportunamente predisposto, e tenuta tesa dal peso sottostante alla bobina di avvolgimento delle coppie di sottili cilindri di cristallo, fornendo così una ulteriore indicazione della direzione del terremoto. Di particolare rilievo era soprattutto il sofisticato dispositivo del sismografo costituito dai quattro tubi a "U": si trattava di quattro tubi ripiegati, montati su due colonnine e montati secondo le direzioni N - S, E - W, NE - SW, NW - SE. I tubi erano pieni di mercurio e in uno dei bracci un filo conduttore di platino s'immergeva nel liquido stesso. Nel braccio opposto un altro filo di platino, posto a piccola distanza dal mercurio, chiudeva ripetutamente il circuito elettrico di una delle due elettrocalamite dell'apparato registratore, allorché un terremoto faceva oscillare il mercurio nei tubi. Sulla superficie del mercurio, poggiava un pesino legato ad un filo che, girando sopra una piccola carrucola, terminava con un identico contrappeso; all'asse della carrucola era legato l'indice di una scala graduata a zero centrale. Il terremoto, facendo oscillare il mercurio, provocava lo spostamento del pesino e quindi dell'indice della scala, che registrava così la direzione della scossa e la cosiddetta "forza sospensiva". Il numero segnato dall'indice dava infatti una qualche misura dell'energia del terremoto.