Tiziana Bignami
Parini, La salubrità dell'aria, analisi del testo, parte 3

Approfondimento

Parini è uno dei massimi esponenti dell’illuminismo lombardo; le sue posizioni ideologiche sono decisamente più moderate rispetto a quelle dei fratelli Verri o di altri esponenti del Caffè; egli infatti non aderisce all'Accademia dei Pugni, ma all’Accademia dei Trasformati, che si preoccupa di conciliare il classicismo con le nuove istanze illuministiche. I suoi rapporti con l’Illuminismo in generale e con gli ambienti Illuministici lombardi in particolare sono perciò piuttosto controversi. Innanzitutto respinge le posizioni antireligiose ed edonistiche dell’Illuminismo francese, pur condannando ogni forma di fanatismo religioso e l’oscurantismo dei religiosi che ostacolano le nuove coscienze scientifiche. Parini ha infatti ricevuto un'educazione religiosa e confida sia nella funzione civilizzatrice della fede, sia in quella più propriamente salvifica. In linea invece con le posizioni dell'Illuminismo, crede nell’uguaglianza originaria e naturale degli uomini e nella necessità di riconoscere a ognuno la propria dignità; lo indigna infatti tutto ciò che offende l’uomo e provoca in lui umiliazione e sofferenza.

Anche nei confronti della nobiltà la sua posizione non è radicale come quella di altri esponenti dell’Illuminismo: a suo parere essa non deve essere eliminata, bensì rieducata, allontanata dai propri vizi per far sì che ritorni a essere socialmente utile ed economicamente attiva. È poi contrario all’assorbimento indiscriminato della cultura francese, preoccupato che essa finisca per snaturare la cultura italiana e la purezza della lingua con l’introduzione massiccia di francesismi. Si nota su questo punto la distanza dalle posizioni dei fratelli Verri ed in particolare di Alessandro Verri che, con la sua Rinunzia davanti nodaro al Vocabolario della Crusca respinge il classicismo tradizionale, in nome di una letteratura utile, fatta di cose, non di parole. Parini è contrario a ciò, ritiene che l’arte non possa essere meramente al servizio dell’utilità, del pratico; o meglio, deve essere utile sì, ma deve anche mantenere la dignità formale. Parini è in ciò fedele al precetto di Orazio del miscere utile dulci (Ars poetica 343), per cui ha cura della forma e dello stile espressivo, oltre che dei contenuti.

Altro motivo di scontro con Verri e altri intellettuali milanesi riguarda l’economia. Questi erano ferventi promotori del commercio e dell’industria, sostenendo che solo il loro sviluppo avrebbe garantito il progresso, il benessere e la ricchezza comuni; Parini appoggia le teorie fisiocratiche, che vedono nell’agricoltura l’origine della ricchezza delle nazioni e della moralità pubblica, fonte di una vita semplice, sana, felice a contatto con la natura. L’estendersi incontrollato dei commerci incrementa il lusso e quindi la corruzione dei costumi, provocando nella decadenza. Inutile dire che Verri e gli altri illuministi milanesi lo sentivano troppo distante da loro, troppo moderato, troppo tradizionalista nei gusti e nelle idee.