Irene Mannerucci
L'aspetto botanico delle marcite

Le marcite, coltura storica introdotta nella Pianura Padana dai monaci cistercensi grazie alla particolare ricchezza di acque risorgive tipica della Valle del Ticino, permetteva la coltivazione di erbe da foraggio anche durante la stagione invernale. Oggi è una pratica di coltivazione in via di estinzione, a causa di molteplici fattori; in Lombardia è tutelata dall’Ente Parco del Ticino poiché questo tipo di coltivazione del prato, detta stabile poiché la vegetazione permane durante tutto l’anno e soprattutto in inverno, offre cibo per gli uccelli e per altri erbivori selvatici quando il cibo scarseggia a causa del freddo.

Le marcite sono una serie di prati irrigati continuamente da corsi d’acqua originanti da risorgive, delimitati da filari di Pioppi Neri (Populus), canne di palude (Pragmites) e Salici (Salix), oppure da siepi costituite da essenze tipiche della pianura padana, quali, Gelsi (Morus), Biancospini (Crataegus), Ontani (Alnus).

Nei prati veri e propri troviamo una grande ricchezza di specie erbacee tra le quali si può trovare: Logliessa (Lollium perenne), graminacea molto comune soprattutto nel periodo invernale; l’Erba Borsetta (Capsella bursa pastoris), dall’infiorescenza a spiga cilindrica; Fienarola (Poa pratensis) pianta con l’infiorescenza a pannocchia; Erba Bozzolina o Bambagina (Polygala vulgaris), con numerose spighette ovali di colore verde pallido; il Paleino Odoroso (Anthoxantum odoratum) che conferisce il suo odore alle carni e al latte del bestiame che se ne ciba. Tra le specie con foglie più grandi abbiamo: Ranuncoli (Ranunculus arvensis) riconoscibili per i fiori regolari di colore giallo dorato; Trifoglio (Trifolium pratense); Dente di leone (Taraxacum vulgare) una delle erbacee più comuni dei prati; Acetosa o Erba brusca (Rumex acetosella) i cui fiori sono riuniti in pannocchie ed è sempre apprezzata dal bestiame per il suo sapore acidulo; Farfaccio o Farfaraccio (Tussillago petasites) pianta a foglie grandi, cuoriformi e dentate (utilizzate un tempo dai pescatori per avvolgere il pesce).

Tutta questa varietà di piante erbacee aumenta il valore nutritivo del fieno rendendolo maggiormente digeribile oltrechè appetibile per gli animali. Oltre a queste citate ce ne sono altre che vivono sul fondo e lungo gli argini dei canali e dei fossi principali come l’Idrofita natante o “Lenticchia d’acqua” (Lemna minor) che forma un tappeto galleggiante.

Molte sono le specie, invece, che vivono sommerse e alcune elevano i fiori al di fuori dell’acqua tra queste si ricordano: Lattuga ranina (Potamogeton) riconoscibile per le foglie lunghe; Ranuncolo d’acqua (Ranunculus tricophillus) dalle foglie molli che convergono fuori dall’acqua; Crescione d’acqua (Nasturtium officinale) al quale si attribuiscono sin dall’antichità proprietà terapeutiche e le cui foglie si usano in cucina per aromatizzare i piatti. Tra le specie che si trovano lungo gli argini dei canali, troviamo la Canna della Passione con spiga a forma cilindrica e foglie grandi, spesso utilizzata per lavori d’intreccio; Biodo o Coltellaccio dalle infiorescenze sferiche.

Sitografia: Parcoticino.it; Treccani.it; Iisbattaglia.it.

Bibliografia: R.D’Alessandro, Zoologia e Botanica, Ed.Scolastiche Mondadori; A.Cronquist, Botanica, Ed.Zanichelli