La corte sforzesca, trasferitasi a Vigevano, necessita di ampli spazi, nonché eleganti costruzioni per vivere in agiatezza e lusso, ma anche meravigliare e suggestionare gli ospiti che sarebbero giunti da ogni dove. La ristrutturazione del Castello, la costruzione di scuderie, Loggia delle Dame, Falconiera, Piazza Ducale, Torre e altre meraviglie sarebbero state affidate a illustri architetti e artisti, come Bramante e Leonardo Da Vinci. I numerosi studi di questi ultimi anni sembrano confermare l’ipotesi che la Piazza sia stata concepita non da un unico autore, ma da una squadra di responsabili molto ben affiatata. Ad Ambrogio da Corte sarebbe stata affidata la supervisione economica del progetto, mentre ad Ambrogio Ferrari quella tecnica con il supporto di vari progettisti tra cui Bramante e Alessandro da Cremona.
Il progetto e la sua realizzazione rivelano l’ambizione stessa di Ludovico il Moro, che intendeva accreditarsi come signore e mecenate rinascimentale. Egli non voleva quindi una piazza qualsiasi, ma il prototipo della piazza rinascimentale, la prima moderna e concreta applicazione delle teorie classicistiche di Vitruvio e dell’Alberti sul “foro romano”. Una piazza ideale, dunque, che rispettasse in pieno i criteri del bello, dell’armonia, dell’eleganza e della perfezione.
Prima dell’intervento sforzesco la zona era caratterizzata da una larga strada contornata dagli edifici, in gran parte porticati, frutto dell’espansione trecentesca, sviluppatasi a nord del promontorio fortificato dell’antico borgo che si trovava sul sito dell’attuale castello. Al borgo e al primitivo castello, situati in posizione sopraelevata, si accedeva forse per mezzo di una rampa addossata al promontorio e posta in corrispondenza dell’attuale torre. Il Moro teneva particolarmente a questa opera e lo dimostrano i tempi brevi che servirono per portare a termine i lavori e l’operatività del cantiere: la Piazza Ducale venne realizzata nell’arco di soli due anni (1492-94).
Non era certo la Piazza che vediamo oggi: il lato addossato alla collina non era continuo ma si interrompeva nella parte alta, in corrispondenza dello spigolo occidentale, così da lasciar spazio a una grande rampa inclinata che permetteva l’accesso a cavallo al castello e che arrivava ben dentro il perimetro della piazza; il Duomo era più piccolo di quello odierno e l’uniformità dei porticati era interrotta da due archi trionfali all’incrocio delle vie che provenivano dall’abitato.
Per poter realizzare una piazza degna di essere chiamata con questo nome, il duca espropriò gli abitanti delle case che prima contornavano la piazzetta (adibita per lo più a mercato), fece abbattere le proprietà e sui terreni colmi di macerie riedificò il gioiello cittadino che avrebbe dovuto suscitare l’invidia dei visitatori e non di certo l’approvazione dei vigevanesi di allora, costretti a vivere per lo più in condizioni povere.
Nell'ottobre del 1494 Ludovico, morto il nipote Gian Galeazzo, divenne DUX MEDIOLANI e, da gran comunicatore qual era, approfittò della visita a Vigevano del potente re di Francia, Carlo VIII, per inaugurare ufficialmente la Piazza Ducale.
La Piazza, già all’epoca della sua costruzione, si presentava come grande “stanza” urbana le cui pareti erano tutte dipinte con una decorazione ad affresco, che simulava una raffinata architettura di sapore classicheggiante: finte trabeazioni continue con bellissimi fregi a corona del piano delle arcate e delle finestre; in mezzo un ordine di colonnine a candelabro e grandi archi di trionfo alla romana nelle due vie del borgo che entravano in piazza.
Un’architettura illusionistica che molti attribuiscono a Bramante, non a caso giunto in Lombardia come “pittore prospettico” capace di rappresentare spazi illusionistici.
Fonti: Conferenza con il direttore dell’Archivio Storico, P. Muggiati
Bibliografia: Vigevano: guida del centro storico, II edizione, 1974
Sitografia: http://www.leonardoevigevano.it/it/leonardo/page/vigevano-citta-arte ; http://passionarte.wordpress.com/2012/09/21/piazza-ducale-di-vigevano/ ; www.vigevanoneltempo.it