Nel Medioevo si tenevano, in occasioni di feste patronali, importanti manifestazioni a cui partecipavano dame e cavalieri. Vigevano non poteva rimanere insensibile al fascino delle proprie memorie. Nel 1981, per iniziativa delle parrocchie contadine, nacque il Palio delle Contrade in onore del Beato Matteo Carreri. Il Palio si presentò l’anno successivo con una sfilata in costume arricchita dai rulli dei tamburi, che inscenava il Periodo Ducale (sec. XIV-XV).
Dal Castello si dipartono le nove storiche contrade: Costa, Bronzone, Cicerino, San Martino, Strada, Predalata, Mercanti, Griona e Valle. Il Comitato Promotore ne crea altre tre: Castello, SS. Crispino e Crispiniano, in onore dei Santi protettori del Calzolai, e Contado, in ricordo dell’ambiente limitrofo al centro storico. Il premio alla Contrada che vince è il drappo. Il drappo assegnato alla Contrada vincitrice dei giochi del Palio viene dipinto su tela da un artista locale ed ogni pittore crea con la propria fantasia e la tecnica che gli è più congeniale un'immagine del Beato Matteo.
Il Palio delle Contrade di Vigevano ha visto accrescere, negli ultimi anni, la propria fama. Tutti i giornali, anche quelli nazionali, hanno parlato e parlano del Palio, inserendolo, ormai, negli appuntamenti dei mesi di maggio e ottobre. Sempre più spesso è facile poter vedere immagini e servizi sulla manifestazione anche nelle emittenti radiotelevisive locali e nazionali. Al Palio delle Contrade occorre riconoscere il merito di aver favorito l’incontro tra la città e i suoi monumenti storici. Il cortile del Castello, così come la Piazza Ducale, non sono mai stati concepiti dal Palio solo come luogo per i giochi, bensì come ambienti privilegiati nei quali far rivivere la storia e la cultura della città.
Questa rievocazione storica rianima la corte vigevanese al tempo degli Sforza allietando gli spettatori con danze, musiche e i giochi tra le 12 contrade in gara.
Le Contrade sono:
Bronzone. La Contrada è associata alla Parrocchia di San Giuseppe al Cascame. Lo stemma è caratterizzato da un camino con una pentola di bronzo e uno schiumatoio d'argento su sfondo rosso. Tale Contrada è sita nella zona che comprende la Chiesa di Sant'Ambrogio e la torre quadrata della Porta Ducale sul Naviglio Sforzesco. Le botteghe dei notai, degli scrivani, dei procuratori riempiono di vita la Contrada degli Arazzieri. Tra i personaggi più celebri si annoverano il Notaio Geronimo de' Bussi, membro del Consiglio dei Dodici saggi del Comune, Bernardino Carlini, pettinatore della seta (la cui lavorazione fu voluta a Vigevano da Francesco I Sforza) e Battista Cochi, tessitore. Tra i prodotti tipici si ricorda la "Zuppa", cotta nei pentoloni di bronzo e offerta ai poveri e mendicanti dall'ospedale dei "Pellegrini" (allora sito presso la Chiesa di San Dionigi).
Castello. La Contrada è associata alla Parrocchia di Sant'Ambrogio (Duomo). Abbinata alle corporazioni dei notai e scrivani, reca raffigurato sullo stemma il maschio del Castello, con pontile e aquila in ocra su fondo azzurro. Tra i suoi abitanti illustri si ricordano: Pier Candido Decembrio, umanista e letterato, segretario del Duca Filippo Maria Visconti e di Papa Nicolò V, precettore ducale dei figli di Francesco Sforza, tra i quali Ludovico il Moro; il castellano Notaro Giacomo da Policastro, comandante del Presidio Ducale in castello; nobili di corte, dame di compagnia. A corte gli scrivani hanno il compito di redigere testi, mentre i notai curano la legge. Il Signore conosce la scrittura e affida l’educazione dei figli ai precettori. La Contrada di Castello offre tavole imbandite con piatti di selvaggina (fagiani, lepri, cinghiali), ben cucinata dai cuochi del castello per gli amici del Duca, dopo le battute di caccia con il falco nelle riserve ducali del Ticino.
Cicerino. La Contrada è associata alla Parrocchia dell'Addolorata ed è abbinata alle corporazioni dei mugnai e dei panettieri. Lo stemma è caratterizzato da una pianta di ceci colore terra verde in campo oro. Il privilegio ducale dell'uso delle acque fu concesso da Francesco I Sforza a Cristoforo Ambrogio de' Silva, ricco proprietario terriero e membro del governo del Comune. Egli poté costruire ponti e mulini, così da permettere la diffusione dei forni per il pane. Si ricordano anche i nomi di Zanetto Stefano e Giovanni Starone (mugnai) e di Antonio de Previde (venditore di pane e olio). I prodotti tipici offerti dalla Contrada di Cicerino sono la zuppa di ceci e il pane.
Contado. La Contrada è associata alla Parrocchia di Cristo Re (Brughiera). Abbinata alla corporazione dei pescatori e mercanti di pesce, sita lungo il corso del fiume Ticino, reca raffigurato sullo stemma un edificio rurale su un prato verde, in campo azzurro. La famiglia di Ottavio e Andrea Morselli ha impiegato le acque dei canali e delle rogge provenienti dal fiume, posseduto numerosi terreni e cascine, e ha potuto pescare e vendere il pesce del fiume. Il mulino della Croce, appartenuto a questa famiglia e ancora esistente (zona Santa Martretta) è azionato dalle acque sorgive di Fontana Rosa. La pietanza offerta dalla Contrada è il pesce d'acqua dolce.
Costa. La Contrada dei religiosi è associata alla Parrocchia di San Cristoforo in San Pietro Martire ed è abbinata alla corporazione dei Fabbri. Sullo stemma figura una torre in argento poggiante su tre cime di un monte in campo azzurro. Conserva oggi il convento di San Pietro Martire dei Padri Domenicani, fondato nel 1445 per volontà della famiglia ducale milanese. Qui visse, predicò e morì Beato Matteo Carreri. Il signore di Contrada è Giovanni Giacomo Pietro de' Bastici, proprietario terriero, membro del Consiglio dei Dodici nell'amministrazione del Comune. Nel 1445 donò una parte del terreno costiero per l'erezione del Convento dei Padri Domenicani. Altro monumento, presente nella contrada, è il Palazzo Sanseverino, costruito in epoca sforzesca quale residenza del comandante dell'esercito sforzesco. In quanto corporazione di fabbri, questa Contrada è rinomata per armi, pugnali, spade, scudi, maglie e armature. Tra i nomi di fabbri e maniscalchi si ricordano Pietro Maria Barbasso e Girolamo de Urbis. La Contrada offre il "Sacchetto del Pellegrino" (pellegrini e viandanti ricevono cibo dal convento), che contiene vivande a piacere, secondo la disponibilità dei frati. Sulle tavole della Contrada si possono trovare noci e frutta secca con biscotti di farina grezza, mostarde, confetture di frutta e barattoli di miele.
Griona. La Contrada è associata alla Parrocchia della Madonna di Fatima. Abbinata alla corporazione dei guardiani delle acque, reca sullo stemma Santa Maria con piedi un drago verde in campo argenteo. Lo sviluppo del borgo deve aver storpiato il nome di Grecona in Griona. I resti della vecchia cascina Grecona sono conservati nell'attuale territorio della contrada. Uno dei più ricchi proprietari terrieri fu Galeazzo de' Colli, di famiglia molto influente, sostenitrice di Francesco Sforza e fautrice della pace di Vigevano con il nuovo signore. I guardiani sono incaricati del controllo sull'uso delle acque da parte degli affittuari e di riscuotere le tasse sull’acqua impiegata. Il prodotto tipico della Contrada di Griona è la rana.
Mercanti. La Contrada è associata alla Parrocchia San Dionigi in San Francesco ed è congiunta alle corporazioni dei sarti e dei merciai. Sullo stemma figura il Caduceo d'oro con due serpenti verdi su sfondo argenteo. La Contrada comprende un territorio molto piccolo, un triangolo tra le vie Caduti per la Liberazione, Giorgio Silva e San Francesco, in cui si trovano le botteghe dei sarti, quelle dei mercanti di spezie e stoffe e quelle dei macellai. Il signore di contrada fu Giovanni Giacomo del Pozzo, mercante di profumi, spezie, pellicce, gioielli. Suo discendente fu Giovanni Battista del Pozzo, notaio e procuratore. Tra i nomi di sarti e mercanti si ricordano: Giovanni Saccomanni e Caterina Tecamolli, sarti; Giovanni Longo, pellicciaio. La Contrada offre una tavola imbandita con piatti in peltro e legno sui quali vengono servite bruschette di pane secco con salumi vari (tra cui il "Salame di Testa"), aromi e spezie.
Predalata. La Contrada è associata alla Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria (Madonna Pellegrina). Abbinata alla corporazione dei cercatori d'oro, mostra sullo stemma, su sfondo rosso, una chioccia con pulcini in oro sopra una pietra d'argento. La Contrada sorgeva all'imbocco dell'attuale Corso Vittorio Emanuele e permetteva l'ingresso al borgo arrivando da Milano. La famiglia Biffignandi aveva il privilegio di cavare oro e sassi dal letto del Ticino. La Contrada presenta come sue specialità secondi piatti preparati con pollame e animali da cortile, tra cui la gallina cotta nel forno e ben decorata con le verdure degli orti.
SS.Crispino e Crispiniano. La Contrada è associata alla Parrocchia di Gesù Divin Lavoratore ed è associata alle corporazioni dei ciabattini e dei calzolai. Sullo stemma sono raffigurati i due Santi al "deschetto" in azzurro su piano giallo e fondo blu. La Contrada si allarga nel territorio in direzione di Cassolnovo e Gravellona, zona detta "Battù", nome che rievoca le battute di caccia che si svolgevano in questa zona collinare, ricca di boschi e frutteti. In questo territorio vivevano i fratelli Marcolino, Nicolino e Francesco Barbavara, i quali hanno il privilegio di usare le acque del canale Nigra, proveniente dal fiume Ticino e sito tra Cerano e Cassolnovo, per la costruzione di mulini e ponti. Il nome della Contrada deriva dai Santi protettori della Corporazione dei Calzolai e Ciabattini, nonché lavoratori del cuoio e sellai. Il dolce tipico del Palio è prodotto da questa Contrada: la "Cotignola", impasto di nocciole e miele con farcitura di confetture di mele cotogne, simbolo del nobile casato degli Sforza.
San Martino. La Contrada è associata alla Parrocchia dell'Immacolata ed è abbinata alle corporazioni dei muratori e scalpellini. Sullo stemma di colore terra verde in campo azzurro, si vede San Martino a cavallo che offre il mantello al mendico nudo. La Contrada occupa l'attuale via Dante sino alla Piazza di San Francesco. Fuori dalla Porta di San Bernardo sorgono il Borgo di San Martino e la chiesa omonima. Nel territorio della Contrada esiste ancora il "Pio Istituto de' Rodolfi", fondato da Cristoforo de' Rodolfo con il nome di "Casa di Caritade delli Poveri di Cristo". Nella chiesa di San Bernardo ha avuto la sua sede la Corporazione dei Muratori e degli Scalpellini; ancora venerati sono i loro Santi protettori, i S.S. Massimo e Florio. Si ricordano i muratori Pietro Barbasso, Giovanni Ferrari (che riparò la vecchia stalla del castello nel 1450), Giovanni Maria Amedeo (scalpellino), Bartolomeo de' Palma, maestro di muro, autore delle insegne dipinte sulle quattro porte del borgo e in castello. La Contrada offre pietanze a base di riso (risotti, torte e biscotti), la cui coltivazione era stata provata in quelle terre proprio in epoca sforzesca.
Strata. La Contrada è associata alla Parrocchia del Sacro Cuore. Abbinata alle corporazioni dei massari, espone sullo stemma un palo d'argento su sfondo verde. Il nome della Contrada significa "strada percorsa", in quanto collegava il borgo di Vigevano alla strada che conduceva a Pavia. Era addossata alla Strada Coperta e compresa tra il Naviglio Sforzesco e la via Riberia. Conserva la chiesetta di San Giorgio, il palazzo dell'Ambasciatore in via Cairoli e la cascina San Marco. Il signore di Contrada è Giovanni de' Gusberti, proprietario terriero, notaio e procuratore, membro del Consiglio dei Dodici Saggi del Comune. La produzione tipica della Contrada è quella del vino. Viene presentato il "Rosso del Duca", vino bonarda, oltre ad altre specialità culinarie a base di uva e ortaggi (insalate, verze).
Valle. La Contrada è associata alla Parrocchia dei Santi Giovanni e Pio. Collegata alle corporazioni delle lanaiole e battilana, reca sullo stemma una pila verde su fondo azzurro, con raffigurata un'anatra d'argento in volo. La Contrada di Valle è dislocata nella vallata e orientata verso la strada per Pavia. Nella Contrada esiste ancora la chiesetta di Santa Maria Intus Vineas, dove sostò nel 1418 Papa Martino V di ritorno dal Concilio di Costanza, e l'antica Chiesa di Santa Margherita, oggi detta del Carmine. Nel territorio della Contrada di Valle esistono ancora le cascine modello fatte costruire degli Sforza per sperimentare le coltivazioni di riso e gelso, nonché gli allevamenti speciali di bachi da seta e pecore: la Sforzesca e la Pegorara. Il Signore di Contrada è Abramo degli Ardizzi, proprietario di terreni e boschi, mercante di panni di lana. La Contrada di Valle propone in tavola l'anitra.