Secondo gli studi del professor Luciano Mastronardi, è possibile affermare che i due massimi architetti e intellettuali al servizio di Ludovico il Moro furono Donato Bramante e Leonardo da Vinci.
Donato Bramante fu mandato a Vigevano nel 1492, per sovraintendere ai grandi lavori urbanistici intrapresi da Ludovico, come ad esempio la costruzione della grande Piazza Ducale, della Torre denominata "Torre del Bramante" a suo nome e la costruzione della Loggia delle Dame. Bramante si dedicò molto alla decorazione di questo palazzo, che esigeva una particolare grazia architettonica. Al giorno d'oggi non è più possibile ammirare queste decorazioni poiché sono andate perdute a causa del trascorrere del tempo e dell'incuria degli uomini.
Verso la metà del 1493 Donato Bramante dovette lasciare temporaneamente la Lombardia. I cantieri non furono però lasciati da Ludovico il Moro senza nessuno che proseguisse i lavori, perciò se ne occupò Leonardo da Vinci. É infatti possibile osservare molti progetti da lui realizzati che avevano come soggetto l'architettura di Vigevano, in particolare quelli sui monumenti, le scuderie del Castello e i disegni per la città ideale, identificabile con la realtà di Piazza Ducale e dintorni.
Un’altra opera che si pensi sia stata progettata da Leonardo in quel periodo è l'anfiteatro di prati e marcite che si trova dopo l'abitacolo della Sforzesca: una sistemazione a gradoni adatti ad imbrigliare le acque delle risorgive cadenti nella valle. Egli deve aver dato un grosso contributo alle opere realizzate in quegli anni che ancora oggi sono testimonianza di portentosa genialità.
Leonardo non fu solo ingegnere e architetto, ma anche pittore di opere famosissime tra le quali, a lui affidate nel milanese per la loro realizzazione, la Vergine delle Rocce e il ritratto di Cecilia Gallerani, più conosciuto come la Dama con l'ermellino. In occasione del matrimonio del nipote del Moro, Gian Galeazzo Sforza, Leonardo riprodusse nel Castello Sforzesco una rappresentazione del cosmo e dei pianeti, con giochi di luci e suoni, che ne accrebbero ulteriormente la fama. Leonardo da Vinci era anche un grande inventore ed è ricordato anche per la sua bravura e il suo genio nel saper realizzare ottime reti di canali, argini, chiuse, che si trovano tutt'ora al mulino di Mora Bassa.
Altri due ingegneri di spicco di quel tempo furono Dolcebuoni e Bataggio da Lodi. Ma alla corte del Moro vi è posto anche per matematici, come Luca Pacioli, e storici come Bernardino Corio. Pacioli era un frate francescano che insegnava matematica in molte città italiane, nonché autore del primo trattato di aritmetica e algebra pubblicato a stampa nel 1494. Amico di Leonardo da Vinci e Leon Battista Alberti, si interessò anche all’architettura e all’anatomia umana, sempre in riferimento all’ambito matematico.
Bernardino Corio, prima cameriere di Gian Galeazzo, rivestì vari incarichi pubblici su ordine di Ludovico, scrisse Historia Patria, pubblicata a sue spese, e le sue ricerche furono ben sostenute dal Moro tanto da far aprire apposta per lui gli archivi ducali e chiedere ad altri uomini colti di aiutarlo nell’impresa. La corte di Ludovico accolse i grandi geni delle arti e delle scienze del tempo, astrologi come Ambrogio Varese e Gabriele Pirovano, scultori come Foppa e Bergognone, artisti orafi come il Caradosso, architetti come Filarete e Guglielmo di Sangallo, umanisti come Filelfo e Decembrio, poeti come Gasparo Visconti e Bernardo Bellincioni.
Una corte, dunque, molto prestigiosa e che ha contribuito a rendere meritevole di memoria la presenza del Moro a Vigevano.
Bibliografia: G. Zimonti, Vigevano, Franco Corsico editore, Varese, 1983