Prima persona
Un volume di racconti che diventa un diario aperto, uno zibaldone graffiante e politicamente scorretto. Un mosaico di tessere indipendenti riadattate e riordinate per l’occasione.
Letteratura e vita si fondono in questo diario aperto per dare spazio ad osservazioni e riflessioni su letture, cronaca e costume. Una sorta di libro-zibaldone in cui Pontiggia fulmina i costumi e i vizi degli italiani, assumendosi a pieno la responsabilità di giudizi e opinioni senza alcun riguardo per il politicamente corretto. E lo fa usando «il mondo e la propria esperienza come fonti di metafore, analogie, paragoni» da cui far partire una satira polemica ed aspra, dal tono graffiante ma sempre leggero.
I brevi e brevissimi brani che compongono il volume sono apparsi soprattutto negli album del Sole 24 Ore, da febbraio 1997 a maggio 2002, e in una rubrica aforistica del Corriere della Sera (maggio 1998 - maggio 1999). Brani che hanno subito una profonda rielaborazione stilistica, ampi tagli e rilevanti integrazioni. Brani sottoposti ad un’originale operazione di smembramento e frantumazione, per essere poi riassemblati in un’ottica completamente diversa. Non piú ordinati in successione cronologica ma attraverso accostamenti tematici in grado di creare blocchi di sequenze dallo sviluppo coerente.
Il risultato è un’opera compatta, un elegante mosaico di tessere molto diverse. Un’insolita opera di ricontestualizzazione che ha cancellato i piú espliciti riferimenti all’attualità dando vita ad un testo complesso, ricco di stratificazioni e nuovi significati.
Curioso notare che il progetto era in origine del tutto diverso. Prima Persona doveva essere una raccolta di racconti narrati proprio in prima persona, per proseguire sulla strada delle Vite ma liberandosi dei limiti dell’impostazione burocratica. Un progetto accantonato però di fronte alla travolgente ispirazione di Nati due volte, un progetto di cui rimane solo qualche abbozzo e incipit di racconto, oltre al titolo riutilizzato per il volume saggistico che conosciamo.