Il giardino delle Esperidi

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Un’innovativa critica letteraria, ricca di intuizioni e illuminazioni. Una biblioteca ideale che spazia dai classici ai moderni. E un’inequivocabile dichiarazione di poetica.

È qui presentata in volume la biblioteca ideale di Giuseppe Pontiggia, i suoi interessi piú disparati e le sue intuizioni critiche piú brillanti. L’autore si muove cosí, di saggio in saggio, con assoluta disinvoltura, accompagnandoci nel paesaggio cinese e introducendoci alle poesie di Pessoa, ci porta a conoscere Nero Wolfe e descrive la singolarità di Borges, le qualità di Baudelaire, il dantismo di Pound. Un salto di scaffale in scaffale, tra le letture classiche e moderne a lui piú care.

Una raccolta di saggi in cui l’autore mette in discussione la critica letteraria corrente, rinnovandola in modo radicale. Un originale approccio ai testi attraverso un linguaggio breve, talvolta aforistico, ed ironico. Una critica che prende il libro come pretesto per iniziare una discussione e continuarla anche lontano da esso.

Abbiamo qui scritti apparsi tra il 1967 e il 1984 sotto forma di prefazioni, introduzioni, articoli di giornale soprattutto per Il Verri e il Corriere della Sera. Scritti che hanno subito complete riscritture (i piú datati) oppure solo semplici correzioni stilistiche e lessicali (i piú recenti), scritti tutti comunque rielaborati per l’ingresso in volume.

Interesse particolare suscita il saggio d’apertura La "chiarezza" di Daumal, dove possiamo leggere la vera, seppur solo implicita, dichiarazione di poetica del Pontiggia scrittore. Qui infatti enuncia la teoria, secondo cui «il testo è una stratificazione di significati di cui quella piú superficiale deve essere comunque intellegibile». La dichiarazione di una scrittura a piú livelli, semplice in superficie e complessa nel profondo. Una dichiarazione di totale fiducia nella «potenzialità enigmatica di un linguaggio chiaro».