Poesie e versi sciolti
Versi e poesie scritte da un autore che poeta non è. Due ideali raccolte preparate in tutti i dettagli ma mai pubblicate e tanti versi sparsi, scritti nelle occasioni piú varie.
Giuseppe Pontiggia non è un poeta di professione, lo sappiamo. Ma questo non gli ha impedito, soprattutto in giovane età, di scrivere versi e carmi, ideando persino due raccolte poetiche complete ma lasciate inedite. Certo dietro questi tentativi e abbozzi di poesia è forte l’influenza del fratello Giampiero, lui sí poeta, con il quale ha sempre avuto un fitto scambio di opinioni su temi culturali e letterari e del quale ha sempre apprezzato e incoraggiato l’attività poetica.
Abbiamo cosí un vasto materiale manoscritto e dattiloscritto, corretto e ricorretto, scritto e riscritto. Come è nello stile di Pontiggia. È soprattutto interessante notare l’ideazione di due vere e proprie raccolte, dattiloscritte e accorpate con una graffetta a mo’ di libro, comprese pure di indice. La prima è datata gennaio 1951 - gennaio 1955 e raccoglie i versi piú giovanili, tra cui spicca il significativo componimento Per la morte di E. in ricordo della sorella Elena, morta suicida. La seconda è invece datata maggio 1955 - maggio 1956 e raccoglie versi successivi.
Ma il Pontiggia poeta non è solo in questi volumetti ideati e realizzati ma mai pubblicati. È soprattutto in un’ampia serie di poesie appena abbozzate, di versi sciolti scritti su supporti di qualsiasi tipo: brandelli di carta, fogli stropicciati e spiegazzati, retro di cartoline e di fatture, buste e cartoncini di varie dimensioni e colori. Dunque, qualunque cosa gli capitasse a portata di mano nel momento dell’ispirazione. Momento in cui nasceva la sua poesia, una poesia che amava definire di «ritmo e non parole».