La morte in banca
Lo scontro del giovane Carabba con un mondo del lavoro disumanizzante che spegne sogni e illusioni. Un volume apparso in tre momenti diversi, con aggiunta di racconti e qualche ritocco.
Romanzo breve di impianto fortemente autobiografico, segna l’esordio letterario di Pontiggia nel 1959 e riappare a distanza di tempo in due riedizioni Mondadori (1979, 1991). La sua prima stesura risale al 1953, intervallo in cui si sono susseguite numerose correzioni e varianti. Continua riscrittura che, tra manoscritti e dattiloscritti, ha visto diverse versioni prima della pubblicazione ufficiale.
Dietro le sembianze del protagonista Carabba, Pontiggia rievoca scene vissute nei suoi anni di impiego al Credito Italiano. Racconta la sua vita di adolescente alle prese con il grigio e inumano mondo del lavoro, descrivendo un periodo di illusioni e smarrimento. È la narrazione dello scontro tra la vita che il protagonista vorrebbe (studiare all’università) e la vita a cui è costretto (il lavoro in banca), ben presto evidentemente inconciliabili. Solo nel finale Carabba riesce a riscattarsi, accettando la propria condizione reale e adeguandosi ad un lavoro che spersonalizza, un inserimento ben riuscito che sancisce la metaforica morte in banca evocata dal titolo. Tutto ciò attraverso uno stile sobrio e conciso, senza enfasi ma ricco di allusioni e silenzi.
La prima apparizione del volume non raccoglie grandi consensi, ma decisamente piú fortunate sono le successive. Merito è anche del cambio di editore, passaggio a Mondadori che comporta un adeguamento alle nuove norme redazionali, norme che lasciano traccia nei dattiloscritti corretti in pennarello rosso e in appunti che Pontiggia scrive come promemoria.
Le diverse edizioni riportano inoltre alcune variazioni che non intaccano la sostanza del testo ma cambiano composizione e struttura del volume passando dal romanzo principale accompagnato da cinque racconti nel 1959 a sedici nel 1991. Racconti che anticipano o seguono il romanzo, accorpati ad esso o raccolti in sezioni autonome, ritoccati qua e là soprattutto nei dialoghi. Racconti che seguono in gran parte lo stesso filone narrativo del romanzo eponimo, aggiungendo ad esso sfumature di significato che ne completano il senso.