I libri dei segreti

I libri dei segreti. Una premessa storica


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    Aristotele

    De Celo et mundo, Lione, 1529.

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    Aristotele

    De Celo et mundo, Lione, 1529.

I cosiddetti libri dei segreti erano quelle opere che, nel XVI secolo, avevano lo scopo di rivelare i segreti custoditi in seno alla natura o da fonti illustri, come saggi o sperimentatori del passato, quali per esempio AristoteleAristotele (384- 83 a.C.- 322 a.C.) fu uno dei più grandi filosofi dell'antichità. La sua attività di ricerca prevedeva studi di metafisica, fisica, biologia, etica, psicologia, retorica e logica. Con le sue opere venne a creare una vera e propria enciclopedia del sapere. o Alberto MagnoAlberto Magno (1206?- 1280) fu un filosofo e teologo, maestro di Tommaso d'Aquino. Estimatore della filosofia aristotelica, grande fu il suo interesse per la filosofia naturale, le scienze, e l'osservazione diretta della natura, come si può dedurre dai suoi numerosi trattati..
Alla base di questi scritti vi era l’idea che la natura fosse una miniera di forze occulte che potevano essere manipolate con l’uso di tecniche corrette, che in questi libri venivano svelate.
Questi testi contenevano ricette, formule ed esperimenti relativi ad alcune arti: per esempio contenevano ricette per indurire il ferro e l’acciaio, ricette per miscelare tinture e pigmenti, ma anche ricette di cucina e formule alchemiche, motivo per cui molti di questi libri erano considerati dei manuali domestici multiuso.
I libri dei segreti dunque non affermavano principi, ma insegnavano procedimenti, e il loro carattere utilitaristico fece sì che costituissero per i lettori dell’epoca una promessa reale ed accessibile, dalla sicura riuscita:«Segui semplicemente le regole che scriverò per te. Non aumentare o diminuire niente, ma agisci come ti dirò e scriverò, e segui i miei comandamenti che seguono» diceva Isabella CorteseUnica donna fra i professori dei segreti, Isabella Cortese, nella sua unica opera conosciuta, i Secreti (Venezia, 1561), espose le diverse applicazioni dell’alchimia e l’arte della profumeria, da essa appresa durante i suoi numerosi viaggi in Italia ed Europa orientale. nei suoi Secreti.
Molte delle ricette contenute in questi libri erano di carattere medico- sperimentale, oggi del tutto opinabili: Piemontese nei suoi Secreti svelava per esempio gli ingredienti del suo “olio di cane rosso” (un balsamo ottenuto facendo bollire un cane dal pelo rosso, combinato con scorpioni, vermi, midollo di asino e un maiale, e un certo numero di piante aggiunte in seguito) e della sua "acqua angelica" (costituita da una miscela ottenuta da più di 40 frutti diversi, olii, gomme, spezie e numerose varietà di pepe); Fioravanti invece, ossessionato dalla purificazione del corpo, forniva ricette di emetici e purganti a base di antimonio e mercurio, che chiamava poi con nomi commerciali, come "sciroppo magico", "olio santo" o "dea fragrante".
Il successo di queste opere fu tale che non scomparvero nemmeno nel XVII secolo, con il trionfo della scienza moderna, anzi continuarono ad essere scritti, copiati, pubblicati e letti anche da parte del pubblico colto, nonostante questa letteratura non avesse trovato posto fra le scienze ufficiali dell’università.

Aristotele, l’autorità dominante nel medioevo, aveva infatti stabilito criteri abbastanza rigorosi per quel genere di conoscenza che si qualificava come vera scientia, che egli definì come il “sapere dimostrabile”.
I secreta invece si riferivano a fenomeni di una natura del tutto diversa, trattandosi di manifestazioni di qualità occulta o di eventi occasionali che potevano essere verificati ma non dimostrati, motivo per cui non potevano essere oggetto del sapere scientifico: banditi dall’ambito della scienza, i secreta rientravano in quello della magia, che nel medioevo era considerata una forma di erudizione senza scopo.

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Aristotele

#De Celo et mundo Lione, 1529.

Il De Celo et mundo, opera in quattro libri, fu un punto di riferimento per tutta l'astronomia medievale, condannata in antichità per la dottrina dell'eternità del mondo in essa espressa. Esso veniva incluso fra i cosiddetti Libri naturales e il suo titolo derivava dalle versioni arabe. La prima traduzione latina fu fatta a opera di Gherardo da Cremona nella seconda metà del sec. XII.

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Alberto Magno

#De animalibus, Venezia, 1519.

Il De animalibus dimostra l'interesse di Alberto Magno per la filosofia naturale e per la filosofia aristotelica: questo libro fu infatti scritto sulle linee del De generatione animalium di Aristotele. Quest'opera descriveva, fra gli altri animali, 114 specie di uccelli, il loro comportamento e le loro prede. Particolare fortuna ebbe il capitolo dedicato ai falchi.
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