Le edizioni
L’Acerba, come era stata concepita da Cecco, prevedeva un commento: alcuni manoscritti ne attestano la presenza fino almeno all’inizio del secondo libro. Nelle edizioni a stampa, a partire dal Cinquecento, il commento è stato recuperato e integrato. Stupisce come, nonostante la condanna per eresia dell’autore e la successiva inclusione dell’Acerba nell’Indice dei libri proibiti a partire dal 1559, l’opera abbia continuato a essere stampata. Si noti tuttavia come, secondo un uso diffuso, il nome di Cecco sia stato depennato negli esemplari sopravvissuti.