La letteratura cavalleresca
Petrarca e Boccaccio da un lato, Savonarola dall’altro, per motivi ovviamente diversi, sono i best seller prevedibili di questi anni. Ma si registra memoria anche di tanti altri successi inattesi e di veri e propri casi editoriali, a testimonianza del fatto che il nuovo mercato librario intercettava le esigenze di gruppi sociali sempre più vasti. Si pensi ad esempio ai libri di devozione: pochi ricordano oggi il nome di Domenico Cavalca, che però godette di un successo tumultuoso con il suo Specchio di croce, un classico della spiritualità tardo-medievale.
Quanto agli scritti profani vale la pena di ricordare le dieci edizioni di Burchiello, secondo tra i poeti solo a Petrarca. Non meno fortunati furono poi i volgarizzamenti, di testi classici, per un pubblico che mancava degli strumenti per leggere gli originali, ma ben determinato ad appropriarsi delle tradizioni letterarie.
Ma nel mondo della letteratura quattrocentesca a trionfare fu la letteratura cavalleresca: una letteratura di facile consumo, spesso senza autore, che intercettava il desiderio di svago e di evasione di tanti lettori. Non è un caso se nel secolo successivo il più grande best seller sarà l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto: uscito nella versione definitiva nel 1532, venne ristampato trentasei volte nei dieci anni successivi.
La giostra di Lorenzo de’ Medici, Firenze 1500 circa, carta a1r