Un patrimonio linguistico da salvare

La lingua delle acque è ricca di termini tipici, talvolta curiosi, che non sempre sono stati inventati dagli Idraulici, anche se essi li usano abitualmente: questa grande ricchezza è minacciata dall’omologazione linguistica, che se oggi è frutto di ignoranza e trascuratezza in epoche precedenti poteva essere segno di cultura e di eleganza.

Nel suo saggio Della lingua italiana, Alessandro Manzoni, esaminando alcuni scritti latini medievali, è attirato dalla grande varietà di termini regionali, derivati dalla lingua viva, per designare i canali rurali, e osserva al riguardo che gli uni chiamano rugia (dal latino arrugia, in milanese roggia, da cui è derivato anche lo spagnolo arroyo), quello che per gli altri è seriola: "Come, all'occorrenza, sanno tutti scrivere flumen, così avrebbero avuto e adoprato tutti un vocabolo medesimo per significar ciò che gli uni nominano rugia, e gli altri bealeria, gli altri seriola" (I 19).

Va osservato che sempre Manzoni, dopo aver lavato i suoi panni in Arno, tende a sostituire termini propri della lingua delle acque con vocaboli toscani, sentiti come più eleganti, ma indubbiamente meno precisi. Nell’edizione del 1840 dei Promessi Sposi elimina la voce “escrescenza” e chiama Gora il fossato attorno al Lazzaretto di Milano, città di navigli, fontanili e rogge, dove non si è mai vista una gora (nel Capitolo 28, due volte). Più credibile è il toscano Pinocchio, che va alla gora ad attingere l’acqua per annaffiare la buca nel Campo dei miracoli, dove ha sepolto gli zecchini d’oro.

Le voci della lingua delle acque migrano nello spazio e nel tempo, in modo talora sorprendente, come dimostra il caso della voce Seriola. Questo termine si afferma dal Medioevo nell’area bergamasca, per qualificare i fossi derivati dal fiume Serio. Inizialmente questo uso è comune ad altri fiumi del Settentrione; per esempio, in Veneto, si chiamano Brentela e Piavesela i fossi derivati dal Brenta e dal Piave. Nel territorio della Serenissima, i Bergamaschi addetti alla manutenzione dei fossi di derivazione, detti Seriolanti, migrano ad est, diffondendo l’uso della parola Seriola, finché essa soppianta le voci locali, al punto che il fosso costruito nel 1540, per alimentare Venezia con acque del Brenta, non è chiamato Brentela, ma Seriola. Il potere di penetrazione di questa parola bergamasca nel territorio veneto è tanto più sorprendente, se si riflette che oggi i maggiori canali storici della Bergamasca non si chiamano più Seriole ma, per influsso milanese, Rogge.