Proverbi e modi di dire
La centralità delle acque nell'esperienza di ogni uomo ha fatto sì che esse, nel corso dei secoli, abbiano ispirato locuzioni, proverbi, sentenze e modi di dire. Vario nel tono e caratterizzato dalla forte espressività della lingua popolare, questo patrimonio linguistico si trova attestato sia nella lingua letteraria italiana sia nella lingua comune, dove appare soggetto alle modifiche sociali e culturali.
La sentenziosità, tipica dei proverbi, si manifesta molto bene attraverso caratteristiche proprie delle acque: simbolo dell'eterno scorrere delle cose e insieme del loro immutabile ritorno, l'acqua diviene in alcuni proverbi metafora con cui esprimere una filosofia di vita (In cent’anni, e cento, e cento mesi torna l’acqua a’ suoi paesi); in altri attesta in modo figurato la difficoltà della condizione umana e i pericoli cui la vita dell'uomo è esposta (Navigare in acque cattive oppure Non guadagnar l’acqua da lavarsi le mani).
Le metafore tratte dalle acque contribuiscono a tratteggiare con particolare vividezza la difficoltà a prendere decisioni: espressioni come saltare il fosso, barcamenarsi, bisogna bere o affogare sono antichissime eppure ancora utilizzate nella lingua comune; particolarmente frequenti sono anche i proverbi e i modi di dire che qualificano i lavori inutili o inattese difficoltà (pestare acqua nel mortaio, annegare in un bicchier d'acqua).
Alcuni proverbi sono antichissimi, avendo origini greche e latine. In passato erano molto popolari (ogni regione aveva i suoi) e riportati dai dizionari, mentre oggi sono poco usati dalle popolazioni urbane, anche perché spesso riflettono forme di vita e lavoro scomparse, che rendono la metafora inattuale; non mancano esempi di radicamento così profondo da resistere ai mutamenti della società (Ognuno tira l’acqua al suo mulino). D’altra parte, accanto ai proverbi che muoiono, ci sono quelli che nascono (per es. il moderno Passare all’altra sponda).
La ricchezza e la vivacità delle tradizioni relative ai proverbi delle acque è testimoniata anche da una singolare sentenza, in rima, presente in un incunabolo anonimo apparso a Firenze nel 1492, f. 3 recto: Nel fiume turbo già non entrare / se non lo vedi altrui prima passare / chi vuol far la cosa de' prima pensare. Un invito alla prudenza, variante del più celebre e recente Chi non vede fondo non passi l'acqua attestato nel Vocabolario della Crusca.