“La lezione di danza” (“La Classe de danse”, 1871-1874) è probabilmente una delle più note opere del pittore impressionista Edgar Degas. I ritratti di ballerine erano un tema molto richiesto dal mercato dell’arte, Degas decise però di presentarne non tanto l’aspetto elegante e leggiadro dello spettacolo, quanto l’esperienza della preparazione e della fatica del dietro le quinte. Le ballerine di Degas ci mostrano, con scorci fotografici e pose forzate, la materialità dei loro corpi, la tensione dei muscoli, la fatica, a volte la noia per le lunghe sessioni di prove, a volte il dolore del limite fisico. Nonostante questo approccio scientifico tentato dal pittore, quello che rimane negli occhi dello spettatore è la grazia, la magia di uno spettacolo che non ha quasi niente di materiale. Il poeta e filosofo Paul Valéry, che scrisse una breve biografia artistica di Degas, descrisse le sue ballerine come fatte di ‘carni di vetro follemente irritabili’. Lo stesso Valéry, influenzato anche dalle teorie nietzschiane, scrisse un saggio filosofico, “L’anima e la danza”, in cui analizzò quell’aspetto della danza che avvicina lo spettatore al divino, cioè alla rappresentazione della bellezza. È attraverso i volteggi di una ballerina che è possibile avvicinarsi alla verità, perché ‘un corpo, con la sua semplice energia in atto, è tanto forte da alterare più profondamente la natura delle cose che mai l’intelletto con sogni e speculazioni vi pervenga’.