Nel XIV e XV secolo, la danza iniziò a svilupparsi in una forma d’interazione sociale fissa, in particolare nell’ambito delle corti. Già nelle corti medievali italiane si tenevano dei balli di gruppo, ne danno notizia Dante e Boccaccio e non è improbabile che balli in cerchio come la ridda (un termine che nel tempo ha assunto anche il significato ampio di “confusione”), fossero diffusi nelle feste popolari. Risalgono però al XV secolo i primi trattati che codificano i movimenti previsti e costruiscono lo spazio della danza creando linguaggi precisi e associazioni fra il movimento e il suo significato. La bassedanse, ad esempio, si compone di una serie di passi lenti e strascicati, in cui i piedi non si staccano mai dal pavimento, e si contrappone al salterello, rimarcando una distinzione fra l’eleganza controllata della prima e l’esplosione gioiosa della seconda. La crescente formalizzazione dei passi di danza sembra quasi corrispondere ad un tentativo di tenere sotto controllo una realtà sociale che si sta progressivamente sgretolando. Si pensi al minuetto, il ballo barocco di coppia dei ‘passi minuti’, in cui i ballerini a malapena si sfiorano. Pur altamente astratta, questa danza allude al corteggiamento e diventa strumento di conferma delle strutture sociali, dato che i compagni di ballo si scelgono in base al rango. Questa visione del mondo è ben rappresentata nella popolare favola di Cenerentola.