Il Fondo Emilio Alfieri
Una biblioteca ginecologica

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    Fondo Alfieri

    Centro Apice

«Poiché è mio convincimento doversi intendere per Ginecologia lo studio della donna per quanto riguarda le caratteristiche del suo sesso; così nella mia biblioteca ginecologica, a lato dei più importanti trattati, antichi e moderni, di medicina nei quali si studia e si raffigura la donna, sia dal punto di vista anatomico che da quello funzionale, tanto in condizioni normali che patologiche, ho riunito buon numero di volumi riguardanti l’amore, la psicologia e la sessuologia femminile, assieme pure a raffigurazioni artistiche degli atti più importanti della vita della donna, quali sono la gravidanza e il parto». Con queste parole Alfieri qualificò la sua biblioteca come “ginecologica”, in apertura alle sue Raffigurazioni artistiche di una diagnosi ostetrica.
Infatti, nonostante l'eterogeneità dei contenuti dei volumi custoditi nel Fondo, al centro dell'attenzione di Alfieri c'era sempre la figura femminile.

La raccolta di libri antichi di Alfieri ebbe inizio a Perugia, ma fu solo dopo il trasferimento a Pavia che i suoi libri aumentarono da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Quando si trasferì a Milano ricevette l’aiuto di un militare pensionato che esaminava i bollettini degli antiquari, alla ricerca di opere che lo potessero interessare. Quando la biblioteca assunse delle dimensioni notevoli divenne necessario provvedere a una catalogazione delle opere, con la creazione di un’apposita etichetta che Alfieri applicò a tutti i libri, che egli sistemò in ordine di dimensione dal più grande al più piccolo; inoltre egli divise la sua collezione in parte antica e in parte moderna, adottando il 1800 come data spartiacque.
Proprio a causa della vastità della collezione, Alfieri decise di spostare i suoi libri all’interno della biblioteca dell’Istituto Ostetrico- Ginecologico “Luigi Mangiagalli”, dove si trovavano i libri di medicina dello stesso Mangiagalli, da lui donati alla Clinica nel 1928.
Alfieri decise di applicare a questa biblioteca lo stesso sistema bibliometrico che aveva utilizzato per il suo Fondo, integrando le due collezioni a tal punto da farle diventare complementari.
Alfieri spostò nuovamente i suoi libri durante la seconda mondiale, quando, per preservarli dai bombardamenti di Milano, li trasferì a San Donato, nella sua casa di campagna. Alla sua morte, avvenuta improvvisamente nel 1949, la sua biblioteca fu salvata dalla dispersione e venne acquistata dall’Università degli Studi di Milano, ed è ora conservata presso il Centro APICE.