Elena Testa
Il Piovano Arlotto

Firenze, che per oltre un secolo era stata ducato di toscana sotto i Lorena, con Leopoldo II, ultimo gran duca anti austriaco, che viene contagiato dalle grida di “viva l’Italia”, entra a far parte del nuovo regno d’Italia nel 1860 con il consenso della gran parte di tutti i cittadini. La nuova statua di Dante Alighieri, costruita in quel periodo, è una delle scuse per sventolare le bandiere tricolori. Il 25 ottobre del 1865 Firenze diventa la nuova capitale del regno d’Italia e a proposito di questa occasione Giosuè Carducci descrive l’atmosfera della nuova città, piena di gente per le strade, e ci racconta di Umberto I di Savoia e della moglie Margherita mentre attraversano assieme Firenze.
Nella piazza di santa Maria Novella si svolge la giostra del Saracino e nel combatterla in onore degli industriali e commercianti, la Firenze del XX secolo ricorda quella dei tempi passati che i mercanti hanno reso bella e fiorente. I tre fratelli Leopoldo, Giuseppe e Romualdo Alinari scattano le foto di questa Firenze, permettendo di assistere anche noi a questi eventi. Dal 1852 la loro è l’azienda più antica del mondo nel campo della fotografia, e inoltre detengono il primato di aver scattato foto con una così alta risoluzione.
L’ evento della prima esposizione nazionale in Italia avviene a Firenze portando con sé 21.412 prodotti di nuova generazione esposti da 8.512 espositori, e 377.595 visitatori mentre la città conta soltanto 143.000 abitanti

Il Piovano Arlotto era un mensile letterario satirico pubblicato a Firenze dal 1858 al 1862.
Il nome era un omaggio a Piovano Arlotto Mainardi e alla sua filosofia di vita, caratterizzata dalle sue burle e considerazioni sagaci, raccolte dopo la sua morte in un curiosissimo libro da un anonimo. Il suo nome deriva dal provenzale arlot, che significa "vagabondo", infatti era sicuramente dotato di ingegno acuto e di spirito intraprendente, qualità che lo inserivano bene nell'ambiente dei personaggi celebrati nell'epopea mercantesca della Firenze tre-quattrocentesca. A prova della sua vita non priva di pecche e di vizi, nel 1431 fu punito insieme ad altri religiosi per vari misfatti e nel 1449, davanti alle autorità ecclesiastiche fu accusato di vari reati tra cui la vendita delle campane della chiesa e la deflorazione di vergini.
Il sottotitolo era "Capricci mensuali d'una brigata di begliumori", infatti si richiama alle "cinquecentesche facezie" di Mainardi che non esitava a frequentare taverne e bordelli. Si accosta alle maschere del mondo circense, con pupazzi e burattini, portando le conseguenze che derivano dal loro desiderio di rendersi autonomi rispetto ai potenti che riuscivano a strumentalizzare con facilità i più deboli, infatti il piovano arlotto venne sospeso dal governo. Inizialmente impostato come rivista prettamente letteraria, diventò poi un foglio politico. La prima annata fu stampata da Le Monnier. La seconda e la terza annata furono "autoprodotte”. Il mensile era diretto da Raffaello Foresi. Nelle sue pagine appare sempre la peculiare simpatia del carattere toscano e paesano ma senza mai togliere il fondo di conoscenza e sapienza. Nell’opera era presente inoltre un largo spazio dedicato alle illustrazioni (disegni, ritratti di personaggi famosi, caricature).