2a4 h) Approfondimento: Enunciazione della fisica del moto di Aristotele
Teoria dello spazio relazionale. Aristotele descrive la fisica dei moti parlando di un universo cosmico (dallo spazio limitato) che è suddiviso in una zona celeste ed una terrestre, delimitate dalla sfera delle luna; nella zona terrestre vi sono 4 sfere ognuna propria di altrettanti elementi: l'aria, l'acqua, il fuoco e la terra, che compongono (determinandone le caratteristiche) tutti gli oggetti esistenti. In questa suddivisione Aristotele pensa anche i cambiamenti, o movimenti che possono caratterizzare i corpi, per quanto riguarda la sfera sublunare:
1) di sostanza (il legno che brucia e diventa cenere); Oppure movimento sostanziale: generazione o corruzione
2) qualità (il passaggio da un colore ad un altro); Oppure movimento qualitativo: mutamento o alterazione
3) quantità (un aumento o una diminuzione di peso); Oppure movimento quantitativo: aumento o diminuzione
4)di posizione (il moto locale dei corpi).
Oppure movimento locale: cambiamento di luogo Riguardo all'ultimo punto, il cosiddetto “moto locale”, è necessario definire a priori che è proprio anche della zona celeste ma se ne parlerà più avanti. Per quanto concerne invece la zona terrestre si parla di moti naturali o violenti. Questi si possono spiegare facilmente secondo il seguente ragionamento. A causa del carattere relazionale dello spazio ad ogni elemento è associato (per natura) uno specifico luogo: in alto per l'aria ed il fuoco, in basso per la terra e l'acqua. Quindi una posizione iniziale specifica. In base alla posizioni dei quattro elementi (quindi alla composizione della materia, dato che ogni oggetto è composto da questi stessi elementi) Aristotele ipotizzò esistono ,appunto, due tipi di moto: Il “moto naturale” che è la tendenza spontanea che tutti i corpi hanno a tornare verso il proprio luogo naturale, quando per una interazione esterna li sposti(così una pietra cade al suolo perchè ha la tendenza a ritornare verso terra, mentre la fiamma si muove verso l'alto poichè la posizione naturale del suo elemento è situata in alto); al moto naturale si contrappone il “moto violento” dovuto all'azione di una forza (quindi un sasso può essere sollevata dal suolo, ovvero allontanata dal suo luogo naturale, se applichiamo una forza (moto violento); quando poi però la si rilascia essa ritorna alla terra (moto naturale). Aristotele stabilisce inoltre che il moto violento dei corpi è regolato dai seguenti principi: un corpo sul quale non agiscono delle forze rimane nel suo stato naturale di quiete; la velocità di un corpo è direttamente proporzionale alla forza che agisce su di esso: appena la forza si esaurisce, il corpo si ferma.
Come annunciato precedentemente il cosiddetto “moto locale” è proprio anche della zona celeste. La quale è formata da un solo elemento, detto “quintessenza” e chiamato più precisamente “etere” che Aristotele credeva essere eterno, immutabile, senza peso e trasparente. I corpi del mondo celeste sono sottoposti ad un unico tipo di “cambiamento” (movimento) che è come già detto il moto locale. Questo però è un moto circolare uniforme, eterno ed infinito che percorre le “sfere cristalline” , ovvero le stelle ed i pianeti. Proprio per l'eternità e l'immutabilità dell'etere, il cosmo è un luogo immutabile, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento.