Martina Sposato
Galileo e il Concilio di Trento

1d. Galileo e il concilio di Trento
Per comprendere meglio la figura di Galilei bisogna esaminare attentamente il periodo storico in cui lo scienziato visse. Del periodo che va all'incirca dalla metà del Cinquecento alla fine del Seicento egli conobbe l'età della Controriforma. In generale, con questo termine si tende a designare l'opera svolta dalla chiesa in campo dogmatico e disciplinare in reazione alla riforma protestante, distinguendolo così da quello di Riforma cattolica, che indica la riflessione su di sé attuata dalla Chiesa in ordine all'ideale di vita cattolico raggiungibile mediante un rinnovamento interno. Con la pace di Cateau-Cambresis (1559) la Spagna esercita una notevole influenza sull'Italia, sia col possesso diretto (Lombardia, Napoli, Sicilia, Sardegna), sia con una indiretta trama di relazioni e di interessi. La controriforma iniziò subito dopo l'affissione delle tesi di Wittemberg da parte di Lutero e il suo apice fu segnato dal Concilio di Trento convocato da Paolo III nel 1545.

Il concilio di Trento non fu mosso esclusivamente dalla volontà di restaurazione di una chiesa ossessionata dal problema dell'unità religiosa, ma fu il risultato di uno scontro di tipo politico fra la Curia Romana e l'autorità di governo che si trovavano a lottare contro la scissione protestante. Di qui lo scontro tra quanti, come i vescovi spagnoli e imperiali, volevano che il Concilio si occupasse soprattutto della riforma morale della cristianità e degli aspetti disciplinari, e l'ala romana, contraria a modifiche ardite della prassi ecclesiastica e favorevole a mantenere i privilegi della Curia. Indetto nel novembre del 1542, il Concilio ebbe inizio il 13 dicembre 1545; fu trasferito a Bologna nel marzo 1547 e sospeso nel febbraio 1548; riaperto a Trento nel 1551 fu interrotto nel 1552 per circa un decennio e ripreso nel gennaio 1562. I lavori si conclusero il 14 dicembre 1563. La lotta contro il protestantesimo fu favorita da alcuni sovrani, in modo particolare da Carlo V e Filippo II, che miravano a consolidare il loro potere autoritario minacciato dall'individualismo luterano e calvinista.
Durante la più lunga interruzione si svolse il pontificato di Paolo IV, che istituì il Sant'Uffizio, il supremo tribunale dell'inquisizione. Esso è il segno di una ripresa che segue due filoni principali: la lotta contro l'eresia e in particolare la difesa dell'ortodossia nei confronti della pressione protestante e la lotta contro stregoneria e satanismo. L'inquisizione del 1588 diventa congregazione del Sant'Uffizio. La procedura per accertare eventuali colpe di singoli si divise allora in due momenti: il primo consisteva in un lungo ciclo di predicazioni per convertire i colpevoli, con eventuale processo e il secondo, in caso di renitenza, prevedeva l'affidamento del colpevole al “braccio secolare” che ne decretava la pena di morte nel rogo, vista come l'ultima possibilità di purificazione. I decreti dottrinali intesero definire la dottrina di fede eliminando l'incertezza teologica scatenata dalla posizione di Lutero e Calvino. Come fonti della dottrina furono confermate la Bibbia e la traduzione latina di San Girolamo, “La vulgata latina”; fu imposta come lingua universale della chiesa il latino e venne sconfessata la veridicità delle traduzioni in volgare ampiamente in uso presso i protestanti, anzi furono istituiti “lettori di sacra scrittura” nelle chiese cattedrali. Sul peccato originale fu respinto il pessimismo radicale di Lutero, che negava all'uomo per sua causa qualsiasi capacità etica. In connessione con l'eucarestia, fu confermata la presenza reale sotto le apparenze del pane e del vino di Cristo e anche la sua celebrazione, la messa. Riaffermata l'indulgenza e la legittimità del culto dei santi, furono confermati anche l'ordine sacro e il matrimonio come sacramento. La creazione di nuovi ordini religiosi e la riforma di quelli esistenti avevano però preceduto l'attività conciliare, ma ora vennero rafforzati i nuovi ordini dei Teatini, impegnati nell'opera di riforma morale e della predicazione; dei Barnabiti, attivi nella cura degli infermi; dei Somaschi, incaricati della gestione degli orfanotrofi; delle Orsoline, suore di clausura che si occupavano principalmente dell'istruzione femminile; e soprattutto dei Gesuiti, o compagnia di Gesù, fondamentale strumento di diffusione della controriforma nella società e, attraverso l'efficienza dei suoi collegi, in cui erano educati gli appartenenti alle classi dirigenti in Europa.

Per quanto riguarda le arti, esse dovevano avere un compito didattico, dovevano essere semplici e chiare in modo da commuovere il fedele e condurlo senza dubbi verso la fede. Bisognava eliminare i nudi e le scene profane e mitologiche che tanto avevano caratterizzato la seconda metà del quattrocento. Sul piano culturale e letterario l'Italia perse quell'egemonia che aveva esercitato in Europa, infatti, come strumento di censura venne istituito ”l'indice dei libri proibiti”, lista ufficiale di tutte le opere che la chiesa cattolica impediva di possedere o di leggere al fine di preservare i fedeli dai pericoli che potevano loro derivare da dottrine ritenute erronee o da idee pericolose per la vita morale. Il primo indice ufficiale risale al 1557, redatto per ordine di Pio IV. I trasgressori erano puniti con la scomunica. A seguito del Concilio Vaticano II, l'indice dei libri proibiti è stato abrogato, poiché la chiesa suppone nei fedeli sufficiente maturità di critica e di scelta e lascia ad essi l'obbligo di coscienza di astenersi da una lettura quando essa può essere giudicata nociva alla fede e alla morale. Dopo il Concilio di Trento si affermò una cultura ufficiale a cui bisognava conformarsi pedissequamente per non essere considerati eretici. Attraverso le sue scoperte fatte con il cannocchiale, Galilei dimostrò la falsità della teoria aristotelico-tolemaica. Ma c'era una ragion di stato che rendeva quasi pericoloso ammettere la verità, poiché egli andava contro quanto la Bibbia affermava. Ad esempio, fino ad allora l'esistenza della terra era finalizzata all'uomo stesso ed intorno ad essa ruotava il cosmo. Il geocentrismo era funzionale all'antropocentrismo, e con la teoria dell'eliocentrismo, si ha la fine dell'antropocentrismo presupposto dalla chiesa. Così nel 1616 la chiesa pubblicò un decreto che impediva l'insegnamento sulla base del copernicanesimo. Trasferitosi a Firenze, Galilei nel 1624 scrive il “Saggiatore”, dalle cui pagine emerse la sua impostazione copernicana, che mise in allarme i teologi. Galilei fu convocato di fronte il sant'uffizio e chiamato a dichiarare falsa la teoria copernicana, pubblicamente. Gli venne dato il carcere a vita che quasi subito si trasformò in arresti domiciliari, scontati nella villa di Arcetri dove morirà l'8 gennaio del 1642.