Flamenco

Nato alla fine del Settecento, il flamenco è una forma d’arte composta da canto, musica e ballo, derivanti da influssi e culture diverse: da quella araba, a quella ebraica, a quella dei gitani arrivati in Andalusia nel XV secolo. Considerata un’arte popolare, non nacque come forma di spettacolo, ma come sfogo emozionale della minoranza gitana, espresso in un linguaggio intimo e privato. Il canto non prevedeva inizialmente un accompagnamento strumentale, ma solo quello di supporti ritmici corporali, come il battito dei piedi sul terreno, o quello delle mani. Il ballo nacque come danza individuale, che non raccontava storie ma stati d’animo. Solo successivamente si sviluppò in coreografie di coppia o di gruppo, ma l’aspetto più importante del baile flamenco rimane ancora oggi la capacità di interpretazione: una danza introversa, con movimenti rivolti verso il basso e una tecnica complessa. I movimenti dei piedi definiscono il ritmo della danza in un dialogo continuo con i musicisti, mentre le mani, con il loro movimento o attraverso l’uso di accessori (il ventaglio, lo scialle, le nacchere), diventano strumento di sensualità e comunicazione. Tra le danze flamenche, figura anche la Zambra, una danza di derivazione moresca, con forti similitudini con la danza del ventre. Tipica delle cerimonie nuziali (zambra in arabo significa festa), veniva ballata dai gitani nelle grotte del Sacromonte di Granada, fuori dalla città e dal controllo amministrativo, poiché considerata a lungo indecente e quindi proibita.

Pierre-Auguste Renoir, Ballerina con nacchere, 1909, olio su tela, 155×64,8 cm (London, National Gallery di Londra)