1c. La denuncia dei Domenicani fiorentini contro Galileo
Dopo aver insegnato all'Università di Padova per diciotto anni dal 1592, nel Marzo del 1610 Galileo Galilei viene richiamato a Firenze da Cosimo II, con la nomina di “primario, matematico e filosofo”. In questo periodo pubblica il testo “Sidereus Nuncius”, in cui illustra le scoperte che sostengono la teoria copernicana e che sono in netto contrasto con la concezione aristotelica della perfezione degli astri. La pubblicazione del “Sidereus Nuncius” e delle lettere a Marco Wesler riguardo le macchie solari (dove Galileo ribadisce il movimento della terra attorno al sole) destano tale scalpore che il domenicano Lorini presenta, nel 1615, un testo di denuncia delle sue teorie indirizzato direttamente al Sant'Uffizio. La denuncia di Lorini scaturisce anche dal fatto che il domenicano si è ritrovato a leggere una “scrittura corrente nelle mani di tutti”, cioè la lettera di Galileo a Benedetto Castelli, in cui lo scienziato ribadisce che la terra gira intorno al sole e che la discordanza tra fede e scienza è data da una errata interpretazione della Bibbia. Le affermazioni contenute in questa lettera paiono sospette e troppo ardite agli occhi del domenicano e anche di tutti i Padri del convento di S.Marco a Firenze, dove lo stesso Lorini risiede. L'ordine domenicano si è sempre presentato come garante dell'ortodossia cattolica con lo scopo di combattere le eresie che minacciano l'unità della chiesa cattolica, ed il papato affida a quest'ordine compiti di grande rilievo. I Domenicani sono altresì membri del tribunale dell'Inquisizione: il domenicano Lorini quindi si sente obbligato a compiere questa denuncia perché non può certo tralasciare le importanti e temerarie affermazioni di Galileo, in netta contrapposizione con la parola della Bibbia e i dogmi della chiesa cattolica.
Tuttavia quello dei domenicani non è l'unico ordine che si oppone a Galileo. Anche l'ordine dei gesuiti lo fece: inizialmente, nel 1611, essi si dimostrano interessati alle ricerche dello scienziato, nel 1616 però cominciano ad avanzare obiezioni riguardo la dottrina eliocentrica sostenuta da Galileo. L'ordine emana un decreto, che verrà poi riferito a Galileo attraverso il cardinale Bellarmino, nel quale si fa divieto di aderire e sostenere la teoria copernicana. Successivamente saranno proprio i Gesuiti l'origine del processo a Galileo. Dopo la pubblicazione del “Dialogo sopra i due massimi sistemi” infatti, i Gesuiti entrano in aperta polemica con lo scienziato e, per ostacolare la diffusione della sua opera, sostengono che essa sia in contrasto con il decreto anticopernicano del 1616. I Gesuiti inoltre riescono ad insospettire il papa e lo inducono ad adottare una linea alquanto dura nei confronti di Galileo.
E' invece l'ordine carmelitano (e più precisamente padre Foscarini) che cerca di difendere Galileo dalle accuse rivoltegli dagli altri ordini religiosi, sostenendo che la rotazione della terra attorno al sole non va contro le sacre scritture.
La cultura teologica e filosofica dell'ordine domenicano si fonda sul pensiero di Tommaso d'Aquino. Egli sostiene che:
«Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa».
Anche Galileo sostiene che non ci sia discordanza tra fede e ragione, ma qualora si verifichi questa eventualità, il motivo è da ricercarsi nell'errata interpretazione delle sacre scritture. Non esprime mai il concetto di subordinazione della ragione alla teologia.
Tommaso d'Aquino sostiene, altresì, che la conoscenza del mondo sensibile non avviene attraverso la sperimentazione, teoria questa che invece caratterizza tutte le scoperte scientifiche.
Il convento di S.Marco a Firenze:
Biblioteca del convento di S.Marco.
Annunciazione di Beato Angelico, cella sei nel convento di S.Marco (1438)
Cristo deriso di Beato Angelico, cella del dormitorio nel convento di S.Marco (1438)
Trasfigurazione di Beato Angelico, cella sei nel convento di S.Marco (1438)